una topaia al Vicolo Purgatoio ad Arco, — nella quale vivono don Achille di Lorenzo e la sua " tribù "; — una piccola "tribù" di fannulloni che si pasce nell’ozio, e fida nella " Provvidenza ".
Il quartinetto si compone di tre " vani " umidi, angusti, bui: dal soffitto piove acqua, e il solaio presenta larghe e profonde ferite.
Questa che noi presentiamo allo spettatore è la piccola camera "utilité" che funziona da salotto, da studio, da " dormitorio " a causa del piccolo divano a molle che è nel fondo, — e da " sallé a manger ", quando occorra: è la piccola camera " centrale " insomma, che le eventualità del caso potrebbero ancora destinare a più umili o a più decorosi offici.
I mobili — pochi, ma bastevoli ad ingombrare il piccolo ambiente — si reggono a mala pena in gambe; e riescono a conferire una buffa tristezza al microscopio regno di don Achille di Lorenzo, buffo e triste anche lui, come un pò buffa e triste è tutta la gente che lo circonda, e che grava su lui.
[p. 6càgna]Alle stoffe che dovrebbero ricoprire le brevi arcate delle porte, la buona volontà delle Signorine di Lorenzo ha sostituito degli ”ameni drappeggi di carta velina„.
Conferiscono decoro all’ambiente due grandi ritratti a fotografia, che son sospesi alla parete, in fondo: son, questi, due ”importanti personaggi„, di cui l’uno e togato, ― e l’altro brandisce una spada.
I due quadri non sono più racchiusi nelle loro cornici chè il culto delle memorie non riescì, un giorno, a frenare gli stimoli dell’appetito: Don Achille fu costretto a convertire in generi alimentari le due cornici dorate.
*
Una piccola scrivania, nel fondo, ingombra di libri, di carte, di giornali. Un tavolo, a destra, in alto -sul quale è disteso un panno bianco. Una credenza a sinistra, in fondo, e una macchina da cucire, sulla quale vi è tutto quanto occorre per chi voglia esercitarsi nell’arte del ”traforo„. E questo esercizio appunto rappresenta una delle principali occupazioni del giovane ”Bebè„ - che, pur crepando di buona salute, - non esercita altro mestiere se non quello di ”genero„ del nostro don Achille di Lorenzo. Non dimenticherò, per la verità, che talvolta, è chiamato a far parte della ”clàcque„ a San Carlo.
… Qualche mensoletta, uno specchio veneziano, qualche fiore di carta, e tante e tante altre piccole cose onde la fervida fantasia delle ”meze cazette„ riesce ad ingombrare un piccolo ambiente.
Un lavamani con catinella è in angolo a sinistra, e un tavolo è nel mezzo, ricoperto da un tappetino verde.
Un piccolo uscio, a sinistra, che immette nelle altre stanze, e di contro una gran porta verdastra, cui è attaccato un campanello: è l’uscio di entrata…
Un balconcello è, in mezzo, nel fondo; gli conferiscono dignità una “testa„ di basilico, una “appesa„ di sorbe, qualche popone, e il canoro “Zerillo„ che, incarcerato com’è nella sua gabbietta, ― si abbandona ai più emozionanti esercizi acrobatici.
Una pianticella di “garofani„ sdegnosa dell’entourage, vive, quasi, in esilio.
(vien da sinistra. Reca un piccolo ferro da stirare: è pallida e ha l'aria melanconica e stanca. Va presso il tavolo da stirare, e, partecipando anch'ella al piccolo concerto vocale e strumentale sospira:)
Ah, mia vita!
ACHILLE
(un pò nervoso, epone il giornale sul tavolo, — incrocia le braccia, — e fissa, per un pò, ora il giovane “Bebè„ ora Marietta; poi “attacca„ lui con una fastidiosa voce nasale:)
Una terribil tosse l'esil petto le scuote...
(storpiando ancora il motivo della Bohême:)
Nun m'ò fosse mai abbuscatooooo', chillu palco pe' San Carlooooo' !...
MARIETTA
(nervosa)
Che è, papà?... Tutto vi fa senzo... pure ca uno... (batte forte col ferro sulla gonna bianca...)
BEBÈ
(ridendo, con una certa aria di superiorità)
Questo, forse, lo dite per gli altri... In quanto a me so' d' 'a clacca: traso tutt' 'e ssere a San Carlo... [p. 11càgna]
ACHILLE
(col giornale tra le mani)
Mi pare a me che quand'uno legge — questo mi pare a me —, delle persone bene educate...
MARIETTA
(sbuffa, prima che il vecchio completi il pensiero)
BEBÈ
(pizzicando ancora la chitarra, canticchia con aria canzonatoria)
Pro-prio co-sì!...
ACHILLE
(tentenna la testa, si piega nelle spalle, e continua nella sua lettura)
ZERILLO
(si agita nella gabbia, e cinguetta)
BEBÈ
(accostandosi a Zerillo e, imponendogli silenzio:)
Zitto, ca quanno si legge, una persona bene educata...
ACHILLE
(sorridendo amaro, senza levar gli occhi dal giornale)
(lentamente va verso il balconcello, e di mala voglia. S'ode la sua vocetta malinconica:)
Tanti augurii...
(Altre voci rispondono, altri battimani, altri "evviva"... e poi di nuovo il silenzio, un silenzio penoso, stavolta che, per qualche tempo, nessuno ha il coraggio di interrompere.)
ROSINA
(sedendo presso il balconcello, — un po' stizzita:)
E s'e' spusata pure 'a figlia d' 'o canteniere!
ACHILLE
Rusì, 'sta carsella stasera non ne vuole in corpo...
ROSINA
Dentr' 'a manco n'anno Cuncettella 'a sarta... Fortunata la "sfortunata".... la figliastra della vammana...
(Intanto Bebè, zufolando, incomincia ad esercitarsi nell'arte del traforo, mentre ”Amalia„ seduta dall'altro canto dal balconcello, il rosario tra le mani — biascica ”Avemarie„ e ”Paternostri„)
MARIETTA
(indispettita, piagnucolosa)
E c'aggia fa'?...
ROSINA
E chi parla cu te...?!
MARIETTA
Seh... seh!...
ROSINA
Ca certamente si tu avisse tenuta 'na capa meno... (fa un gesto come a significare: fantastica, bizzarra)... oh, a chest'ora 'e mo!...
MARIETTA
(con voce di lacrime)
E datela sempre cu me... e datela sempre con me!... ca tanto siete contenti quand'io vado a raggiungere la buon'anima di Titina Pacella... Non lo vedete ca io mi sono fatta ca io stesso non mi riconosco più?! Alla fine trent'anni non li ho compiuto ancora, e già mi pare a me come... (i singhiozzi le soffocano le parole)
(contemporaneamente squilla il campanello della porta. Rosina va al balcone, e Amalia apre la porta, non prima di avere invitato i familiari al silenzio.)
SCENA II.
MEMÈ «LA VOCE DEL PORTINAIO» e detti.
ROSINA
(gridando dal balcone)
Chi è?…
MEMÈ
(una gattina morta, stupida e vanesia: ha nove anni, un filo di voce, e una pettinatura da ”signorine„ — Entra e rivolge la parola a Marietta…)
Manda a dire così Sisina,.. dice…. se…
LA VOCE DEL PORTINAIO
(contemporaneamente)
Donna Rusì, qui scorre in capo alla Signora del ”Capitano„.
ACHILLE
(come estraneo a tutto quanto si svolge intorno a lui, sempre col giornale tra le mani, rivolgendosi a Bebè:)
Non mi dispiace questa idea del ”suffraggio universale„ (Bebè si spiega nelle spalle)… Già… voi…
(manda un sospiro di disperazione, — poi, rivolgendosi a Memè:)
Dille così: la signorina vi ringrazia assai assai, — e dice che se ne ha fatto pianti leggendo " La storia di un cuore... " (Prende il giornale dalla mensoletta, per darlo alla piccina.)
ROSINA
(sempre gridando:)
Dille così alla Signora del ”Capitano„ ch'è una lazzara...
MARIETTA E AMALIA
Mammà!
ROSINA
Perchè io sono figlia della buona creanza.
(Marietta e Amalia, intanto fan forza su Rosina perchè rientri dal balcone)
ACHILLE
(gridando verso il balcone)
Ch'è stato?
MARIETTA
Mammà che ci fa fare sempre queste magre figure...
(a Memè congedandola)
Grazie di nuovo, e tante cose alla famiglia.
(Le parole si perdono nel frastuono che sale dal vicolo. La bambina esce, tirando dietro di sè rumorosamente l'uscio.)
(S'ode ancora la ”voce„ impertinente del ”Portinaio„)
ROSINA
(sedendo, tutta congestionata)
Quanta volte v'ho pregato: Accorto, ca quella la vaschetta si appila... non ci buttate roba da dentro... (ad Achille) Tu, poi, se ne può cadere la casa... non ti smuovi... sa... Quanno te miette cu 'stu coso 'mano.....
ACHILLE
Rusì, quanta volte te lo debbo dire: io sono uomo di pensiero, e queste quisquilie non le amo... (a Bebè:)
Zerillo ” atterrito „ partecipa degnamente al frastuono… Achille, avvilito, — le braccia che gli pendono lungo il corpo — assiste alla "rovina".
” Squilla il campanello „
Le donne riducono al silenzio ”Bebè„ che si agita a freddo… Chi gli carezza la chioma, chi gli bacia le mani, chi lo chiama con i più teneri nomi.
AMALIA
(convulsa)
E zitto… e zitto… bello d’Amalia…
ROSINA
(sempre esagerata, esaltando ”Bebè„)
Mamma del Carmine, e che ci tiene!…
MARIETTA
(sempre più dignitosa degli altri)
Ssts!…
”Bebè„ tutto rosso in viso siede presso il balconcello, — una gamba sull'altra, e il sigaro fra le labbra, zufola nervoso, e segue con lo sguardo le spire di fumo.
ACHILLE
(dignitoso e severo, volge uno sguardo d'intorno, poi invita tutti al silenzio con uno:)
Vide, hanna sta' llà, dentr' 'o primo tiretto… (accenna alla credenza)
Marietta fruga nella credenza, e, trovate le carte, va a sedere presso il tavolo sul quale, al "panno" bianco, è stato, ora, sostituito un tappetino rosso. E vi dispone, in fila, le carte da giuoco, nella speranza di leggere, in ognuna di essa, tutte le probabili "bizzarrie" del destino.
Amalia apre la porta
MARIETTA
(intanto forma cinque pacchetti di carte, e li dispone in modo che uno capili nel mezzo. E pronunzia le rituali parole del gioco:)
Per me, per il mio amore, se mi vuol bene… se mi pensa, e che ci rimane in casa mia.
GERETIELLO SANTACROCE, NUNZIELLO E «LA TRIBÙ» DI LORENZO
Fa il suo ingresso il garzone del cantiniere, tutto tronfio nella sua bella divisa da bersagliere: — gli occhi vivi ed intelligenti brillano sotto il cappello piumato. Lo segue NUNZIELLO, il ragazzetto rossiccio ed ebete, che ride, ride, e nello spasimo della risata, barcolla, trema e si agita. Nunziello reca un ”piretto d'asprino„. I due personaggi animano d'un tratto la scena. Il primo saluto, cordiale e rumoroso, Geretiello lo riceve da Amalia che ha aperto l'uscio di entrata…
AMALIA
(di dentro)
E chi ti conosce più?!… Nero che sembri un moro e grascio che… (ride e strilla)
ROSINA
(gridando)
Chi è?…
NUNZIELLO
(ride forte, con la sua risata di ebete, a cui fa eco la piena e maschia risata di Geretiello.)
Accorto… chiano… e nun fa' rammaggio… (viene in iscena, aiutando Nunziello che si piega sotto il peso del ”piretto„.)
Un grido di gioia e di sorpresa saluta l'entrata del Bersagliere, del garzone, e del piretto. Verità vuole che le veste più clamorose sieno indirizzate all'Asprino.
DON ACHILLE
(decoroso, si leva e rimane dinanzi al tavolo in bello atteggiamento statuario)
DONNA ROSINA
(strillando, e andando incontro a Geretiello.)
Andate a non credere ai sogni: tutta stanotte nanz’ ’agli occhi!…
MARIETTA
(levando gli occhi, con una certa tristezza nella voce:)
Chiano… chiano… E vì si te stai… (Poi, alludendo al dono, con una certa importanza:) È un dito di asprinio: bevetelo alla “santè„ del Principale e a quella della zita che ci accasa…
(fa un piccolo inchino, e poi se ne sta sull'attenti, facendo girare il cappello piumato fra le mani.)
DONNA ROSINA
Giesù… ma vedete quanto fastidio ca s’ha voluto prendere chillu principale tuo!…
GERETIELLO
Anzo, dovete perdonare l'ardire, che è una picciolezza da niente… Ecco.
MARIETTA
(turbata, chiama:)
Amà…
DON ACHILLE
Sstss!… (invitando tutti al silenzio con un autorevole cenno della mano) Santacrò, digli così al tuo principale che la famiglia Di Lorenzo accetta di buon grado il dono che denota le sue preclari qualità di mente e di cuore, e sul vetro del piretto incide una parola: Nuptialia!… Ho detto…
Rusì, ’na vota ca è chesto, vorrei io puranche fare onore agli sposi…
ROSINA
(versa l’asprino ne’ piccoli bicchieri che sono sul comò traballante. Nel compiere la bisogna rivolge la parola a Geretiello:)
Quello, poi, gli ’mitati si spicciano tardi, nun è ovè?
GERETIELLO
Arbante, io credo. ’O princepale s’ha spignato nu pigno!… Stu festino le costa una moneta… ciento ggelate… ’na votta ’e marzala… trenta libbre ’e pastarelle…
ROSINA
(portando in giro i bicchieri con l'asprino; — ad Achille:)
A pparola d’onore… ’A fora a nu maestro p’’a quatriglia… ’o cuncertino…
MARIETTA
(rifiutando il vino con un piccolo gesto della mano:)
Nzu… Nun ne tengo ggenio…
ROSINA
Ahh!… E quanta vuommeche!..,
GERETIELLO
(che ha continuato a dire:)
Quatto buffe… e nu tenore…
ROSINA ripone il "piretto" sul tavolo presso il quale siede Achille; — ragion per la quale il nostro buon di Lorenzo di tratto in tratto, riempie il bicchiere e tracanna.
ACHILLE, ROSINA, AMALIA, MARIETTA, GERETIELLO NUNZIELLO, BEBE e ACHILLUCCIO DI LORENZO
Stride il chiavino nella toppa. È Achilluccio di Lorenzo che rincasa. Il solerte compilatore di "numeri unici per piedigrotta" è più miope, più gracile, e più scemo del necessario. Ha venti anni, e un "tight" nocciuola. Il suo pallore è cadaverico, la sua chioma è fluente, la sua grammatica è discutibile. Reca un enorme fascio di carte sotto l'ascella. È affetto da tisi, forse; da mania di grandezza, certo. Entra in fretta, e, senza rivolger saluto o parola ad alcuno, si abbandona, sfinito, su di una sedia. Che buffo e singolare personaggio! – Vinta un pò la stanchezza, con un largo gesto della mano saluta i familiari.
ROSINA
(ad Achilluccio, – accennando al bersagliere:)
Tu vedi chi ci sta?…
(Amalia, nel frattempo, si leva e, scialla e lenta come sempre, stende un piccolo tovagliolo (oh, indescrivibile tovagliuolo!) sul tavolo di sinistra, e reca le altre cose occorrenti al ricco simposio di Achilluccio: forchetta, coltello, bicchiere di serino, e un soldo di pane.)
ACHILLUCCIO
(abbozza un sorriso che è una smorfia, e saluta il “Generale„ con un altro gesto della mano.)
Croce nera!… Non ne compilo più numeri unici! E chiste
chiste te fanno crepà ’na vena ’mpietto!… (a Rosina che si avvia verso la cucina con un piattello di maccheroni)… Purtate ccà… senza ca ’e scarfate… (E continua a parlare, mangiando coun una certa avidità il suo piccolo piatto di maccheroni:) Guè… tu presenti il tuo biglietto: “Achilluccio di Lorenzo - compilatore di numeri unici - Tribunali 94„ — Non basta. S’hanna ricurdà… E quand’è che si arriva alla notorietà? I’ nun capisco… (mangia e sfoglia le carte che gli son dinzanzi.)
ACHILLE
(assentendo)
Eh!…
ROSINA
(versandogli da bere)
Beviti nu dito di vino: questo è stato pensiero di… (accenna con il dito a Geretiello, che fa un goffo inchino, accompagnato a un largo gesto delle mani.)
ACHILLUCCIO
(a Geretiello)
Dincello al principale: in “Piedigrotta Marechiaro„ ci sarà un “pezzo„ per lui…
Nu mumento… Tengo ’na Sampieri a’ parte d’’a capa!…
GERETIELLO
(a Nunziello)
Abbìate ca j' mo scengo
(Il piccolo deficiente ride, traballa, agita le mani, in segno di saluto, — ed esce per la comune… Poi il Bersagliere si accosta lentamente ad Achilluccio, e si lascia andare a questa indiscreta domanda:) Sempre accussì mangherlino?…
ACHILLUCCIO
Capità, io al fisico non ci tengo. È chesta c’haddà stà bona (accenna alla testa.)
ROSINA
(a Geretiello)
Embè, mi credi? I’ cu ’sto figlio perdo ’a capa. Carne nun ne vo’… ’o pesce gli fa male… ’o pollo non gli piace… Quando gli hai dato nu piatto di maccheroni lo hai fatto signore…
ACHILLUCCIO
(ascolta sbalordito, ma la sua dignità non gli consente di smentire la vecchia. Tutti i familiari, con monosillabi e con gesti, avvalorano le parole di Rosina.)
Già… ma, grazie a Dio, noi nci troviamo in un’altra posizione…
ACHILLE
(in tono di rimprovero)
Rosì!…
ACHILLUCCIO
(tagliando corto:)
Di Giacomo è un gran poeta, sissignore, ma p’’o ’ncuccià ci vuole la mano di Dio… Prufessò… so’ di Lorenzo… quello dell’anno passato… (a Rosina) Ce stesse nu frutto?…
ROSINA
(nell'orecchio)
Le perelle a nove soldi…
ACHILLUCCIO
Stsst… (E continua:)… Una cosetta pel mio numero unico di Piedigrotta…
BEBÈ
(va, viene, completa la sua toeletta, canticchiando e zufolando i popolani “motivi„ della Bohème.)
(ripete tutti questi nomi in fretta, con affannosa cantilena: è una lezione che ha mandato a memoria)…
(Rosina, intanto, sparecchia la mensa)…
E quello ’o Professore, tanto buono ’a verità… nun s’ha fatto dicere doi vote,… e m’ha screvuto isso stesso, cu ’a mana soia, una bella poesia… (agita un foglio)… Dice: “Per amore di Dio, non la faccia vedere a nessuno… È una cosetta che ci tengo… La dò a lei, perchè so che persona è e come la pensa„… — Teh, liggite… (passa il foglio ad Achille).
E ched’è bello ’e mamma, stu Don Nunzio fosse meglio ’e te?
ACHILLUCCIO
Va bene — mammà po’ se ne parla (cambiando tono): Quello, poi, don Peppino Apicella m’ha fatto nu bello favore, m’ha fatto!… I’ me ce sò presentato a du’ ’o Cavaliere, — e quel pezzo d’imbecille pe’ tutta risposta m’ha fatto accapì, che, al più al più, — ncuacchiano carte dalla mattina alla sera — putevo arremmedià ’na trentenella ’e lire a ’o mese… (ride nervoso)… ’Na lira a ’o juorno… A me?
BEBÉ
Ggiesù!… Sissanta lire a ’o mese pe’ diriggere ’o Ginematografo Caribarde… 60 lire?… E che me pavavano? Sulo ’a figura….
A’ serata d’’a Fougére? E llà ce vularrà ’o biglietto…
BEBÈ
Trase cu ’a scoppola… I’ so’ d’’a clacca… (E va anche lui verso il balconcello.)
ACHILLUCCIO
(al vecchio)
Ggiesù, vedete e che infelice!… Achilluccio di Lorenzo compilatore di numeri unici, Tribunali 94 aveva bisogno di ”Bebè„ pe’ trasì a ’o Salone… Tant’anni di giornalismo!… (Un silenzio)… ’O guaio è ca pe’ ghi’ a ’na parte ’e chesta nce vo’ sempe quacche cosa ’e spiccio. (ad Achille, in un orecchio) Ve truvasseve nu nikello?
ACHILLE
(fruga, invano, nei calzoni, — poi chiama la moglie:)
Rusì!…
ACHILLUCCIO
(dimenandosi sulla sedia:)
E questa è la carriera delle lettere: un giorno mille lire… e nu giorno manco nu soldo… Eh!
Eh!… (rifacendolo) — (a Rosina che rientra, — parlandole nell’orecchio:)… Pe’ cumbinazione: te truvasse nu nikello?…
(Rientrano Bebè, Marietta, Amalia e il Bersagliere)
ROSINA
Chi te lo dà… Mo spio ad Amalia…
GERETIELLO
(ad Achilluccio)
Me sapisseve a ddì c’ora sarranno?
ACHILLUCCIO
Ho lasciato l’oriuolo d’oro sopra il comò…
ACHILLE
(un pò brillo)
Vicino al mio: indi poi si tengono compagnia… ambidue…
AMALIA
(alla quale Rosina ha rivolta la medesima domanda:)
Manco pittato…
ROSINA
(torna presso Achille, e con un gesto della mano gli fa comprendere che nemmeno Amalia versa in floride condizioni… E tracanna un altro bicchiere anche lei.)
’E spuse… ’e spuse!… (batte le mani e grida:) Viva gli sposi!… (Vinto dell’entusiasmo si precipita per le scale, senza rivolger parola o saluto ad alcuno.)
ROSINA, AMALIA, BEBÈ
(vanno al balcone, battono le mani, gridano:)
Viva gli sposi!…
ACHILLE
(mezzo brillo, battendo le mani:)
Vivoò! Vivoò!… (ride, ride a lungo)… (Poi, con una certa tristezza:) Ce putevamo ’mparà canteniere nuie pure!
ACHILLUCCIO
(ridendo con superiorità)
E ssì, — sulo chesto ci mancava… Tutta la nostra fortuna sta qua…
(porta un dito alla fronte)
ACHILLE
(ripetendo il gesto)
Quà,.. quà… quà…
MARIETTA
(è sull'uscio in attesa di Alfredo — Nel vicolo il frastuono è finito… Rosina Amalia e Bebè sono rientrati… Il piccino piange… Rosina, sbuffa e siede presso il balconcello. E’ ora una grande tristezza nella piccola casa. Tutti parlano lento, e con tono stanco).
(mette il cappello, e fende l'aria con il bambù…
Poi dice ad Amalia, accennando al piccino)
Còccalo….
AMALIA
Non starà bene: ha fatto un’arte a piangere…
SCENA V.
ALFREDO LANZETTA E TUTTA LA TRIBÙ DI LORENZO
(Ed ecco Alfredo Lanzetta, il pallido e melanconico ”commesso„ di Mele. Ha curato, come sempre, la sua toelette. Il colletto a ”cazettella„ gli sega il mento, il calzone è logoro, ma ben stirato, — la giacchetta un tempo di ”cheviot„ è ora affetta da profonda calvizie, ma la sua ”mise„ è irreprensibile).
(mette il cappello, si arma delle sue carte, volge uno sguardo d'intorno, saluta Alfredo con un gesto della mano, ed esce per la comune.)
(S’ode il rumore della porta che si rinserra)
SCENA VI.
ACHILLE DI LORENZO, DONNA ROSINA, MARIETTA ED ALFREDO LANZETTA
Un silenzio.
Achille ha reclinato il capo sulla spalla; Rosina, — il giornale tra le mani, e gli occhiali sul naso, — sonnecchia presso il balconcello. E’ chiaro: dormono a coscienza tranquilla e a stomaco digiuno. Di tratto in tratto sinfonia a grande orchestra.
Marietta ha puntato i gomiti sul tavolo; e — la testa fra le mani, — posa lo sguardo malinconico su Alfredo che le siede dirimpetto. Il giovane è assai pallido, — ha l’aria stanca, zufola a pena, e si diverte a spagliuzzare la sedia sulla quale è seduto.
Il piccolo lume a petrolio lentamente si spegne.
ALFREDO
(Si preme le reni doloranti; poi porta le mani alle tempie, e manda un lungo e melanconico sospiro:)
(dolcissima, - commovente, - carezzandogli il volto:)
E nun ’o ffaccio più…
ALFREDO
T’ho detto tante volte: Nun m’aspettà a’ sera for’’o balcone,.. è umido, - te fa male…. Dui mise fa, - a chiusura ’e bilancio, - fino a mezanotte ’mpalata, for’’o balcone, cu chell’acqua…
Ggiesù, quanta cose se sò cagnate!….. Pare n’atu vico pare!.. Tummasino ’o barbiere, all’America… Geretiello, vestuto ’a berzagliere… Furtunata ’a sfurtunata…
MARIETTA
Tante lacrime ha gittato, e tanta candele ha portato alla Madonna di Pompei che lei puranche s’è sposata nella Chiesa di Sant’Eligio… Chi è il marito? È più di un cavalcante? - Ma gli vuol bene… Mo gli è nato un bambino, e lei dinanzi al basso canta la nonna a nennillo…
(di dentro la voce lenta e stanca di Amalia, che addormenta il piccino:)
E nonna nonna nonna.. nonnarella.. ahaah!… ’o lupo s’à mangiata ’a pecurella… ahaah!…
ALFREDO
(tentenna il capo)
MARIETTA
La senti? È Amalia che sta addormendo nennillo…
ALFREDO
Amalia!… ’A tengo ’nant’à ll’uocchie… affacciata a’ fenesta ca se faceva ’e segne cu Bebè…
Grazie!… Che ffà?!… ’O ssaccio…. Te pare a te ca io nun capisco?.. Capisco.. mah.. E quanno buono buono m’aggio scamazzata ’a capa ’nfaccia ’o muro, che ne ricavo? Niente!
MARIETTA
Perchè parli così?
ALFREDO
E Cristo ’ncroce, so’ dieci anne!… Uno se stesse cu ’e ‘mane ’n mano, e va bene; ma Santo Dio d’amore, uno pure se move… cerca… vede… e chello ca è cchiù peggio, ca nu sponta maie…
(Marietta riunisce le carte che ancora sono allineate sul tavolo, e con un piccolo gesto nervoso le getta lontano).
ALFREDO
(con un sorriso)
Che è?
MARIETTA
E che deve essere?… Tutto contro di me!… Ho fatto il gioco degli amanti…
No… no… Ti si è ingrossata la vena della fronte… stai pallido come un cencio… ed intartagli a parlare… (con tono che non ammette replica:)… Che vuleva?…
ALFREDO
Ssts… (sorride a stento)… Accussì… ’e bello,… dice: Vuò venì a ll’America? I’ dimane parto… te ’mbarco io… — ”All’America?… E che faccio?„ — Ggiesù, chello c’ha fatto tanta gente… Cirche… vide… te muove… te ’mpizze… e chi dice ca nun può fà furtuna?… Certo, ccà che nce fai?…
MARIETTA
(affannosa, perplessa:)
E tu?
ALFREDO
(continua, senza badarle)
”E comme faccio?… — mammà… ’a casa… ’e ssore, ’e bello, accussì, comm’è llascio?„
MARIETTA
(con un fil di voce, — l'occhio dilatato:)
All’America?
ALFREDO
E pò l’avarria vuluto dicere: E Marietta… comme ’a lascio? — Dice: ma tu llà fai furtuna… sì giovane… ti
presenti bene… hai una certa istruzione… la volontà non ti manca…
MARIETTA
E tu?
ALFREDO
(senza raccogliere l'interruzione)
… — ” cu ciento lire a ’o mese che ffai?… dì tu stesso… E che avvenire tieni dinanzi a te?… Mammà… ’e ssore… certo chiagneno nu poco… pò… si te vonno bene… se fanno capace… ca certamente se la tua posizione migliora… è un beneficio puranche per loro…
MARIETTA
(con un singhiozzo, fissandolo:)
… Te ne vaie?
ALFREDO
(ridendo a forza:)
….. E ssi’, quanto piglio e me ne ieva! Chella pare c’America era fatta Surriento…
E sì… e sì… (le sfiora i capelli con una carezza…) E zitta… Aggio pazziato… Aggio ditto pe’ di’…. Ma comme? L’America?
(Il suo sguardo si posa su di un filo d'argento: glielo strappa — ed ha un singhiozzo)…
MARIETTA
Che è?
ALFREDO
(stringendosela al cuore:)
Niente… nu capelluccio ianco… Te voglio bene…!
(Il Tenorino, nel vicolo, intona la canzone. Il lumicino si è spento, — d'intorno è buio… Un raggio di luna si è posato sul balconcello. Si intravedono a pena le povere persone.)
LA VOCE DEL TENORE
Barcone nchiuso, addò ’stu core c’ ’o primmo ammore — ncatenato sta… Tu ca m’è visto sera e matina dimme Nannina — si me penza a me… Pecchè me vò lassà? Pecchè me vò scurdà?
Che è?… (si accosta alla figliuola, le solleva la testa, manda un sospiro:) Ah!… se vede ’na faccia allera…! Ride!… Ride!… Ccà nun se ride maie…! Musicaa!… Musicaa! (Tossisce… barcolla, poi canta, con voce roca, sul motivo della canzone che viene dal vicolo:)
Pecchè me vuò lassà? Pecchè me vuò scurda? Pecchè ’sta faccia d’angelo…
(Barcolla ancora, Marietta reclina la testa sulla spalla del vecchio e singhiozza forte.)
ACHILLE
(se la stringe al cuore, e, levando il braccio in aria, grida, mezzo ubbriaco com'è:)
Ride!… Ride!… Ccà nun se ride maie!… (andando verso il balconcello:) Rusì… Rusì… scètate!… Stasera sto ’e genio… Ballammo ’na mazurka!
(Marietta cade sul piccolo tavolo. La testa fra le mani, singhiozza disperatamente… Achille, urla, ride, agita le braccia… e barcolla…