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Pergolesi

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[p. 223 càgna]


PERGOLESI



[p. 224 càgna]



Il faut peu de mots pour parler de lui, car sa vie et son œuvre sont brêves; mais il faudrait des mots exquis, car c'est une exquise figure. Apres le maître grandiose de la mèlodie italienne en voici le maître delicieux, rêvonsle, si nous ne pouvons le connâitre. Sur sa tombe on aimerait a lire le salut de Voltaire à Vauvenargnes; Adieu, belle àme et beau genie!

CAMILLE BELLAIGUE

[p. 225 càgna]

PERSONAGGI

Giambattista Pergolesi.
Il Principe di Stigliano, Colonna.
Il Principe di Sansevero, Don Raimondo di Sangro.
Il Principe Caracciolo d’Avellino.
Nicola Capasso.
Il Cardinale Acquaviva.
Egidio Romualdo Duni.
Don Scipione Spinelli, principe di Cariati.
Il Cavalier Leandro.
Francesco Feo.
L’abate Galanti.

Laura Monti.
Donna Luigia Caracciolo, moglie a Ferdinando Colonna.
Maria, figlia di primo letto di Scipione Spinelli.
La Principessa di Colobrano.
La Marchesa d’Albafiorita.
Il Maggiordomo di casa Stigliano.

Dame - Cavalieri - Paggi.

a Napoli, nell’ottobre del 1733.

[p. 226 càgna]Nel palazzo dei Stigliano.

Una galleria esagonale, in ricco barocco. In fondo, al centro della parete, e quasi per tutta la sua altezza, un grande specchio incorniciato, poggiante sopra un caminetto; sul quale sono anche due vasi giapponesi, e un pomposo orologio a pendolo.

Ne le pareti di qua e di là ampie porte con cortinaggi; quella a destra mette nella sala da giuoco, quella a sinistra nel salone da ballo. Un cembalo di lacca bianca a fregi d’oro è tra le due porte, in fondo; accosto al cembalo un piccolo paravento. Più avanti, verso sinistra, disposti in semicerchio, un canapè e delle poltroncine di damasco a fiorami; da l’altra parte, altre poltrone e sgabelli dell’epoca.

Tutto il mobilio è distribuito con elegante euritmia. Su di una cantoniera a tarsie di tartaruga e metallo spiccano miniature in avorio, graziosi biscuits. Nei riquadri delle pareti e sotto il soffitto cilestrino, dipinti di nudità mitologiche, gruppi di angioletti tra nuvole.

E prima sera. [p. 227 càgna]

ATTO UNICO

SCENA I.

Il principe di Stigliano, Laura Monti, il maestro Duni, il principe di Sansevero, Giambattista Pergolesi, la marchesa d'Albafiorita, Nicola Capasso, l’abate Galanti, il principe Caracciolo, Francesco Feo, il Maggiordomo, Dame, Cavalieri, Paggi(1).

(S’ode nell’interno, sonato dal "quartetto" e accompagnato col cembalo, il duetto fra Serpina e Uberto della "Serva Padrona. Poi scoppia un applauso fragoroso, lungo, e la tela si leva su la folla varia degl’invitati che circonda il Pergolesi, ancora dinanzi al cembalo, e lo complimenta festosa. Solo Duni e la marchesa d’Albafiorita restano a conversare sul canapè, estranei a quanto accade loro intorno).

Laura

(che s’è staccata dal gruppo in fondo, li vede, sorride consapevole di quella loro forzata indifferenza; e passando loro d’accanto canterella dispettosa). [p. 228 càgna]

"Sempre in contrasti
Con te si sta.
E qua e là
E su e giù"[1]
......

Abate

(piano, a Laura) Povero Duni, mo more!

Laura

Proprio! Se non lo è già…

Abate

(ride di cuore) Ah… ah… ah… (si avvicina al gruppo di Duni e Albafiorita) Maestro Duni? (continua a conversare sottovoce con loro)

Laura

(intanto va incontro a Capasso che si avanza a braccetto col principe Caracciolo) Che ve nne pare, Prufesso’?

Capasso

Magnifico! Magnifico! È na cosa troppo bella!

Caracciolo

(con galanteria) E voi, Lauretta, non ci regalate niente, stasera? Deliziateci un poco, divino fringuello! [p. 229 càgna]

Laura

Obbligatissima alle vostre finezze… (fa una riverenza) Più tardi.

Caracciolo

Pour la bonne bouche.

Laura

Oh, per quello… (s’interrompe vedendo venire verso di loro l’Albafiorita, alla quale vorrebbe alludere)

Albafiorita

(graziosa, al Principe) Sentiamo, Principe, che cosa vi riserbate pour la bonne bouche?

Laura

Le vostre buone grazie, signora Marchesa… (s’ inchina canzonatoria)

Caracciolo

(a la Marchesa) Proprio così.

Capasso

Pulsate et aperietur vobis!

Abate

(a Duni, da l’altra parte) Che volete, io la trovo un’esagerazione. [p. 230 càgna]

Duni

(livido, con un gesto di disprezzo) Trattandosi, poi, d’ una cosa già vecchia…

Laura

(alle loro spalle, intervenendo improvvisa) Vecchissima! Siamo oramai alla sessantesima replica!… E, quel ch’è peggio, il pubblico, non vuol sentire altro. (s’allontana ridendo sempre)

Abate

Che impertinente!

Duni

(c. s.) Mah! Quando si permette a certa gente di cacciarsi fra gentiluomini…

Abate

(più piano) E dire che l’Eccellentissimo signore Uditore nun lle dà quartiere. Avite letto l’ultima notificazione di Ulloa pe lli cantarine?(2) Cose de pazze! (continuano a bassa voce)

(Intanto, Pergolesi s’avanza tra il principe di Stigliano e il maestro Feo. Donna Luigia e il principe di Sansevero restano a conversare in fondo).

Stigliano

(al maestro Feo) Questo può dirsi anche un poco il vostro successo, caro Feo. [p. 231 càgna]

Feo

(schermendosi, con modestia) Oh!…

Pergolesi

Certo, io devo tanto a lui.

Feo

(c. s.) Se bastasse essere mio alunno per scrivere dei capolavori… N’aggio avuto de scolàre! (scherzoso) E poi, anzitutto, ll’avarrie scritte io.

Duni

Manco male, Maestro…

Feo

(accorgendosi soltanto ora di lui) Oh, Duni, vuie state cca? (gli stringe la mano)

Laura

Bel complimento per gli altri!

Stigliano

Infatti…

Capasso

(a quelle risate si volta, vede Pergolesi, gli prende entusiasta le mani) Bravo figlio mio, bravo!

Pergolesi

Vi piace? [p. 232 càgna]

Capasso

Assaie! Mm’haie fatto cunzulà!

Pergolesi

(visibilmente commosso) Grazie… Voi siete sempre così buono con me…

Stigliano

Quell’intreccio di due motivi diversi sui due violini?!

Feo

E il ritorno a la quinta così simpatico!

Duni

(dissimulando, ma sempre livido) Una ripresa del tema in mi.

Capasso

No’ lo saccio addo’ torna. Saccio che mme piace assaie! (Stringe di nuovo la mano a Pergolesi. Tutti gli altri ridono del suo tono faceto)

Stigliano

(presentando) Il maestro Feo. (a Feo) Il professore Nicola Capasso. (Scambio d’inchini e convenevoli)

Feo

Onoratissimo di stringere la mano a la maggiore illustrazione del nostro Ateneo. [p. 233 càgna]

Capasso

E io, del nostro Conservatorio.

Stigliano

Pergolesi vogliamo andare, intanto? (agli altri) M’è arrivato un clavicembalo da Parigi; una piccola meraviglia. (a Feo) Maestro, venite; voglio il vostro giudizio. E voi pure, Capasso.

Caracciolo

(subito, tirandolo a sè per un braccio) No… no… ’O prufessore lassatelo stare cu nuie. Ce à da dicere na cosa…

Stigliano

Quacche sunetto?! (sorride malizioso, entra nel salone insieme a Pergolesi e Feo)

Capasso

(a Caracciolo) Ma che ve penzàte? Quatte vierze fatte accussi… pe lo ’nquità nu poco.

Laura

Chi è? Chi è? (s’avvicina curiosa)

Caracciolo

Raimondo?… Donna Luigia?…

Capasso

(comico) Tutte quante! [p. 234 càgna]

Sansevero

Avete chiamato, Caracciolo?

Caracciolo

Nu sunetto pe lu… (sta per dirne il nome)

Capasso

(interrompendolo a tempo) E sì!… Pare che viaggio raccumannato! (Risate generali)

Donna Luigia

(con viva curiosità) Ah! Sentimmo. Sentimmo.

Caracciolo

Nu poco de silenzio! (Tutti lo circondano attenti)

Capasso

(si raccoglie un momento, poi sottovoce comincia a recitare):

   Iesce co ssanetate, o bella cosa!
   No’ lo vedite comme va galante?
   Co la scarpa appontuta e co li guante,
   Caccia da la verghetta acqua de rosa.
   
   Porta na capellera assaie sforgiosa
   Co lo tuppo e la coda arreto e nnante;
   Non saccio s’è perucca o s’ è turbante,
   Tutta chiena de pòvera addorosa.

[p. 235 càgna]

   Parea sti iuorne arreto no maiale
   E mo sciaura de musco ogne puntone
   Nè fa sentì lo fìeto a li pedale.
   
   Siente cca, mo te dico la ragione
   Pecchè addora de musco st’animale:
   Ca lu musco se fa da…

(s’interrompe, trattenuto da la parola pornografica; guarda gli altri furbescamente)

Caracciolo

"Ca lu musco se fa?…"

Sansevero

(à capito l’allusione) Ah… ah… ah… (ride forte) Graziosissimo!

Capasso

(avvicina la bocca a l’orecchio di Caracciolo, in modo che gli altri non possano udire, e completa il verso).

Caracciolo

Bona! Chesta è bona davvero!

Albafiorita

(subito, sicura d’aver colpito nel segno) Il marchese di Roccabruna! [p. 236 càgna]

Donna Luigia

No… no… Aspettate: (porrebbe dire un nome ma non ricorda) il… il…

Laura

Il cavalier Leandro.

Capasso

(sorride, scuote il capo a ogni nome in segno di diniego)

Albafiorita

(punta, a Laura) Il cavalier Leandro, carina, non usa profumarsi con certi odori… Cercate meglio fra i vostri amici…

(intanto Caracciolo avrà detto ne l’orecchio al principe di Sansevero il resto del verso; e così via via, l’uno con l’altro, faranno tutti gli uomini).

Abate

(piano, a donna Luigia, indicando con la coda dell’occhio l'fiorita) E lei lo sa!… (sorride ironico)

Donna Luigia

(c. s.) Sfido, gli paga i conti!

Laura

(con intenzione, a la Marchesa) Giacchè lo garantisce la signora Marchesa, bisogna crederci… [p. 237 càgna]

Albafiorita

(sempre più stizzita, a denti stretti) Che intendete dire? Spiegatevi, bellezza mia!

Capasso

Ma nun se tratta de lu cavaliere Leandro, signori… (a Caracciolo) Lu vvedite?

Caracciolo

(ridendo sempre) L’avite pittato!

(Nella sala, accompagnati e diretti dal Maggiordomo, passano i valletti recanti grandi vassoi d’argento con rinfreschi e dolci(3) Tutti prendono qualche cosa. Laura Monti, donna Luigia e l’Abate fanno gruppo a destra; Sansevero, Capasso e il principe Caracciolo al centro; la marchesa d’Albafiorita e Duni a sinistra)

Laura

Mi meraviglio come il suo Leandro (indica l’Albafiorita) non sia ancora qui…

Abate

L’ho incontrato poco fa che ghieva da la Colorano.

Donna Luigia

Oh Dio! se dovessero arrivare insieme!

Abate

La marchesa è gelosa? [p. 238 càgna]

Donna Luigia

Pare. E l’altra che l’à capita ’o ffa apposta pe dispietto.

Laura

Povero Cavaliere, non vorrei trovarmi nei suoi panni!

Abate

Nei suoi non vi trovereste davvero! Diceno che pure chille lli paga la Marchesa… (continuano sottovoce, animatamente)

Sansevero

(a Capasso) Amenta! Incarichiamo Amenta.

Capasso

(cerca in fretta fra i suoi ciondoli, ne tocca uno, lo fa toccare a Caracciolo)(4).

Caracciolo

Ch’è Prufessò?

Capasso

No… niente. N’aggio canusciute iettature! ma comme a chillo…

Sansevero

Ah… (ride) [p. 239 càgna]

Caracciolo

Perfino la moglie n’è così certa… (con malizia) che gli riempie la casa di corna!

Capasso

…Pe scongiuro! (a Sansevero) Caro Principe si ’nventàsseve quacche cosa contro la iettatura! Dice ca mo aite combinata na carrozza che cammina pe mmare cu li cavalle, lu cucchiero…

Sansevero

Che volete, è una passione.

Capasso

Una bella passione.

Caracciolo

Prufessò’, a me invece, mme piaceno li femmene belle!

Capasso

(si stringe nelle spalle) "De gustibus non est disputandum."

Caracciolo

Che vulite discutere! Per esempio: (s’ appoggia al braccio di Capasso, addita Laura Monti, che poco lontano, conversa con l’Abate e donna Luigia) discutite cu ’sti dduie uocchie assassine… [p. 240 càgna]

Capasso

(puntando l’occhialetto) Chi?

Caracciolo

(chiama) Lauretta?… Donna Laura?

Laura

A me?

Caracciolo

Nu mumento… (le fa segno d’avvicinarsi)

Sansevero

(a Laura) Si vantavano i vostri meriti.

Caracciolo

Stasera vi trovo deliziosa! J’en suis enchanté!

Laura

Troppa bontà, illustrissimi (fa una riverenza)

Capasso

Chillo povero don Uberto, (allude a "La Serva Padrona") non ha tutti i torti…

Laura

Mi avete intesa nella "Serva Padrona" Prufessò?

Capasso

Io no. Ho inteso quello che dicono gli altri… [p. 241 càgna]

Caracciolo

(a Laura, guardandola con desiderio) Accussì bella e accussì cattiva!…

Laura

Oh Dio, dicono anche che l’opera del Pergolesi aveva bisogno della Facchinelli(5), e che di virtuose non c’è che lei…

Sansevero

Mah! (alza le spalle dissenziente) Una sera in casa Maddaloni, nel "San Guglielmo d’Aquitania" mi parve affettatissima e stonata(6).

Capasso

Del San Guglielmo d’Aquitania conosco io l’interpetre mirabile!

Caracciolo

(iammiccando furbescamente) Hê capito? (si stropiccia le mani)

Laura

(c. s.) Neh, Prufessò’?!

Capasso

(scuote il capo) Eh, me so’ fatto viecchio…

Sansevero

Il cuore non invecchia. [p. 242 càgna]

Capasso

Il cuore, forse, no. Ma…

(Ridono forte tutt’e quattro)

Laura

(curiosa, a Capasso) Sentiamo… sentiamo. Chi è questa (sottolineando) interpetre mirabile!

Sansevero

(subito) La principessa donna Maria Spinelli?

Capasso

Proprio. V’assicuro che farebbe ingelosire qualche diva.

Laura

(con una punta di dispetto) Nientemeno!

Caracciolo

Ma Pergolesi è il suo maestro?

Duni

(che al nome di Pergolesi tende l’orecchio) Il suo maestro e il suo autore prediletto… (con un risolino ironico) Onori ai quali la nostra opera, tanto modesta, non può certo aspirare.

Laura

Caro Duni, bisogna diventare celebri! [p. 243 càgna]

Duni

(c. s.) Non sempre. Dicono che Amore avesse gli occhi bendati…

Laura

Come?!… Come?!… (interessandosi vivamente) Un idillio?

Caracciolo

Pergolesi con donna Maria Spinelli?

Sansevero

Oh, non posso credere che donna Maria…

Duni

(c. s.) Eppure…

Albafiorita

Leggete la "Metamorfosi de lo genio" e ve ne convincerete(7).

Laura

Qualche invidioso che non sa sfogare altrimenti la sua bile.

Donna Luigia

No… no… è vero! (Tutti le si affollano intorno) L’à confidato lei stessa a la Colobrano, la sua amica intima. [p. 244 càgna]

Sansevero

E il principe permette?

Caracciolo

Don Scipione ignorerà! Credete che potrebbe permetterlo?

Duni

Così, la via della gloria è molto facile…

Donna Luigia

Un maestro di cappella, dopo tutto.

Albafiorita

Uno straccione! Il figlio di poveri campagnoli.

Laura

Scusate, illustrissimi, mi pare un po’ troppo.

Capasso

L’arte, elevando gli uomini, corregge gli errori del caso.

Albafiorita

Ma non dà diritto a certe impertinenze.

Laura

Oh, infine, perchè è una impertinenza se si amano? [p. 245 càgna]

Duni

Perchè abusare della buona fede di chi ci onora de la sua amicizia…

Laura

(subito) Infatti! Pergolesi vi fa questo onore! Eppure alla prima rappresentazione della "Serva Padrona" vi si dovette tener lontano dal teatro per tema di qualche tiro.

Duni

(masticando amaro) Ciò dimostra la lealtà di certe battaglie!

Laura

Verbigrazia, è quello che dico anch’io!

Caracciolo

Che paglietta!

Albafiorita

(a Laura, con sarcasmo) Non so proprio perchè vi riscaldiate tanto, donna Laura…

Laura

(c. s.) S’è così rizelata vostra signoria, poco fa, pel cavalier Leandro…

Albafiorita

Oh, se credete pigliarvi la rivincita, avete sbagliato, carina! [p. 246 càgna]

Laura

(subito, con intenzione) Una rivincita? Tutt’al più spetterebbe all’eccellentissima signora Marchesa…

Albafiorita

Il cavalier Leandro è tale persona di riguardo da non aver bisogno di chi lo difenda.

Laura

Certo: a giudicare dall’intimità che gli accorda donna Faustina di Colobrano… L’altra sera, in palco, conversavano con tanta cordialità, che tutti gli occhialetti si puntarono su loro…

Abate

(solenne e burlesco):

Passa divino Efebo
E i cori accende
.......

Albafiorita

Dite piuttosto che l’amabilissima Principessa non sciupa il suo tempo….. Se badasse, invece, ai suoi trattati!

Caracciolo

Anche l’amore ha la sua scienza. [p. 247 càgna]

Capasso

(battendo su la spalla a Caracciolo) "E ciò sa il mio dottore".

Laura

Questa volta pare voglia occuparsi di zoologia… (Tutti capiscono l’allusione, ridono rumorosamente; meno la marchesa d’Albafiorita, la quale fa una smorfia di disgusto e lancia occhiate furibonde a Laura).

Abate

(piano, a donna Luigia) Comme si lu Cavaliere fosse na scigna!

Capasso

Oh, eccuccà donna Faustina…

Laura

E il cavalier Leandro!

Sansevero

Proprio.

SCENA II

La principessa di Colobrano, il cavalier Leandro e detti

(La principessa di Colobrano(8) entra accompagnata dal cav. Leandro) [p. 248 càgna]

Donna Luigia

(le muove cerimoniosa incontro) Cara! (si abbracciano, si baciano) Perche così tardi?

(Tutti gli altri fanno circolo intorno, ossequiosi).

La Colobrano

(agli altri, con un inchino) Signori… (scorge l’Albafiorita che si tiene un po’ in disparte, le tende le braccia con esagerata cordialità) Oh, anche voi qui, anima mia? (si baciano).

Albafiorita

Mi brilla il cuore nel rivedervi, tesoro!

Abate

(al cav. Leandro, che intanto, uno per volta, avrà stretta la mano a tutti gli uomini) Garbatissimo Cavaliere.

Abate

(c. s.) Abate amabilissimo. (nel voltarsi s’incontra con la marchesa d’Albafiorita, fa una gran ricerenza) Donna Emira, ai vostri comandi.

Albafiorita

(con dispetto) Siete uno sfrontato! (gli volta le spalle, s’accosta a l’Abate fingendo di chiedergli qualche cosa) [p. 249 càgna]

Cav. Leandro

(un po’ sconcertato si guarda attorno; stringe la mano a Duni, continua a conversare con lui sottovoce)

Donna Luigia

(a la Colobrano, ammirandone compiaciuta la toilette) Sei un bijou! I miei complimenti…

La Colobrano

Sto bene?

Laura

(s’avanza, fa una riverenza) Perfettissima!

La Colobrano

Buonasera, donna Laura. (agli altri) Per fortuna è venuto a visitarmi il Cavaliere e ho profittato. (forte, perchè senta anche l’Albafiorita) È veramente così amabile, quel cavalier Leandro!

Il cav. Leandro

(s inchina) Oh… Il n’y a pas de quoi!

Albafiorita

(con un sorrisetto ironico) Come sempre! Non c’è caso che il signor Cavaliere dimentichi o trascuri le sue civiltà… (s’allontana insieme a l’Abate).

Laura

(entra per poco nel salone da ballo). [p. 250 càgna]

La Colobrano

(guardando attraverso le lenti) Toh, chi si vede! Prufessore bello!

Capasso

(con un inchino) I miei rispetti, donna Faustina.

La Colobrano

Perchè non vi siete fatto più vivo? Come state?

Capasso

Eh, (mette un sospiro) comme àggio da sta’, Principessa mia! So’ addeventato nu vero cataplasma!

La Colobrano

Diàmine, troppo presto! Venite, venite qualche sera. Abbiamo iniziato un ciclo di conferenze molto importante. La settimana scorsa donna Leonilda à letto il suo nuovo poema: "Il pianto delle Ninfe"(9) (a Sansevero) È vero, Principe, ch’è interessantissimo?

Sansevero

Che testa, quella donna! E che dottrina!

Caracciolo

(celiando) Peccato che non abbia altro da offrire… a suo marito!

(Si ride). [p. 251 càgna]

La Colobrano

Ora spetta al Principe. (mostra Sansevero) Poi discosrerò io sul rapporto dei pianeti.

Donna Luigia

(subito, con vivo interesse) Ah, vengo allora, sai! (continuano a conversare sottovoce).

Albafiorita

(a l'Abate) Non ne parliamo, per carità, Abate! La mia vita è finita, (porta languida la pezzuòla agli occhi, asciuga una lacrima) Non troverò mai più chi m’ami come lei…(10).

Abate

(insinuante) Chi lo sa! Questo non si può sapere… (da la saccoccia cava delle cartelle s’accinge a leggere) Eccovi servita.

Albafiorita

(con gioia, commossa) Dei versi? Per la mia Lisbina?!

Abate

Voi me n’esprimeste il desiderio…

Albafiorita

(c. s.) Oh, grazie! Dite… dite… [p. 252 càgna]

Abate

(con enfasi, grave;)

"Amorosissime
donne piangete.
Morta di Fillide
è la cagnina.
La vezzosissima
cara Lisbina"(11).
……..

(Improvvisamente la marchesa d’Albafiorita getta un piccolo grido, si lascia cadere svenuta nelle braccia dell’Abate)

Albafiorita

(c. s.) Oh Dio!…

Abate

Marchesa?! Marchesa pe carità!…

(Tutti s’avvicinano. Il principe Caracciolo corre subito a sorreggerla da l’altra parte. Poi, insieme a l’Abate, l’adagia sul canapè)

Donna Luigia

(accorrendo spaventata) Ch’è successo?! Si sente male?

La Colobrano

(con un risolino canzonatorio) Fatele vento, Cavalie’! [p. 253 càgna]

Caracciolo

Una boccetta? Presto. Una boccetta…

Il cavaliere

Eccola, (s’avvicina premuroso a la Marchesa con l’ampollina dei sali; ma l’Albafiorita, dimenticando d’esser svenuta, con un gesto reciso gli fa capire che non accetta soccorso da lui. Tutti si guardano, sorridono maliziosi)

Caracciolo

(togliendogli di mano l’ampollina) Cavalle’, dateme a me. (fa odorare a la Marchesa, che pian piano comincia a rinvenire)

Donna Luigia

Emira? Bellezza mia?! (l’abbraccia e la bacia)

Albafiorita

(mette un lungo respiro) Ah…

Capasso

(a l’Abate) Ma che lle stìveve liggenno?

Abate

Un epicedio per la sua cagnina.

Il cav. Leandro

(ironico e addolorato) Per lei non c’è che quella bestia! [p. 254 càgna]

Capasso

(con canzonatura) Ah, Cavalie’! Mo site ingrato…

(Tutti ridono forte).

Abate

(ad Albafiorita, ch’è intenta a ricomporsi) Chiedo umilissime scuse. Chi avrebbe immaginato!…

Albafiorita

(c. s.) È inutile, quando ricordo…

Il cav. Leandro

(offrendole il braccio) Se volete, possiamo andare su la veranda a respirare un po’ d’aria fresca.

Albafiorita

(gli lancia un’occhiata di disprezzo e infila, invece, il braccio di Caracciolo) M’accompagnate, Principe?

Caracciolo

(con un inchino) Pronto ai vostri comandi, Marchesa. (Escono per il salone da ballo).

Duni

(li segue).

La Colobrano

(al Cavaliere, ch’è rimasto come uno stupido) Cavalie’, qua il vostro braccio, (vi si appoggia) Voglio vincervi una partita a baccarà(12). [p. 255 càgna]

Il cav. Leandro

(rifacendosi, con intenzione) Se vi toccasse una sconfitta?

Capasso

(scuote il capo) Cu lli femmene?!

Sansevero

Facciamo un faraone e vengo anch’ io.

La Colobrano

Allora, un faraone. (s’avvia al braccio del Cavaliere)

Sansevero

(a Capasso, invitandolo) Prufessò, iammo. (Entrano tutti nella sala da giuoco).

SCENA III.

Laura Monti e detti

(Laura, intanto, sarà comparsa in fondo al braccio d’un cavaliere. Su la soglia s’ inchinano, si separano: lui torna nel salone da ballo, lei s’avvicina al gruppo di donna Luigia e l’Abate).

Laura

Davvero?! Per il Cavaliere?

Donna Luigia

Altro che Lisbina! [p. 256 càgna]

Abate

(sorridendo malignamente) La Colobrano, però, sembra ci provi gusto al gioco…

Donna Luigia

Sfido, ci prova gusto perchè.. (s'interrompe prudente)

Abate

(cava da la saccoccia la tabacchiera, offre del siviglia alle due dame; poi ne prende egli stesso, e resta col dito levato, aspettando) Perchè?…

Donna Luigia

(si guarda intorno, abbassa ancora un poco la voce. Con aria di mistero) Don Lelio, suo marito, non vuol saperne di lei. Si dice si dice… che abbia per amante la Falegnamina.

Laura

Infatti… in compagnia dicono tutti così!

Donna Luigia

E lei, pensa a una separazìone, (con le mani giunte) Ma per amor di Dio, Abate! M’à fatto giurare di non parlarne ad anima viva. E un segreto.

Abate

(solenne, mostrando la tabacchiera, e rinchiudendola) Come in una tomba! [p. 257 càgna]

SCENA IV.

II Principe di Stigliano - Pergolesi e detti

Stigliano

(viene dal salone insieme a ‘Pergolesi, e parlandogli con molta cordialità) Spero in una risposta affermativa. Del resto ho pregato Maddaloni d’interessarsene personalmente presso il Consiglio degli Eletti.

Pergolesi

Grazie… grazie Eccellenza.

Stigliano

E così vi saluteremo anche maestro di Cappella della città di Napoli.

Pergolesi

(con commossa gratitudine) Come potrò io ricambiare la premura paterna di Vostra Eccellenza?

Stigliano

(si stringe nelle spalle per dire ch’è cosa di poco momento; scorge la moglie, le muove incontro) Donna Luigia, di là vi cercano.

Donna Luigia

Eccomi subito. (fa per andare) [p. 258 càgna]

Stigliano

(c. s.) E gli Spinelli, perchè ritardano tanto?

Donna Luigia

Infatti è strano. Stamattina ho mandato da loro il volante e m’han promesso che sarebbero venuti.

Laura

(maliziosa, a Pergolesi) Ne sapete voi qualche cosa, Pergolesi?

Pergolesi

(che al nome di Spinelli s’è subito turbato) No… Sono più giorni che non vado da loro…

Abate

Intanto si potrebbe continuare il programma? (a Pergolesi) Cosa ci regalate, adesso, maestro? La deliziosa "Siciliana"?

Stigliano

E meglio aspettare ancora un poco. Anche perchè Sua Eminenza m’espresse, iersera, vivissimo il desiderio d’assistervi(13). (a Pergolesi) È un vostro ammiratore.

Abate

Oh, ma allora… (s’inchina ossequente)

Donna Luigia

Con permesso. (via) [p. 259 càgna]

Stigliano

Facciamo, invece, una partita a carte. (muove verso la sala da giuoco invitando gli altri col gesto).

Pergolesi

Io preferisco restare qui, Eccellenza. Non sono ancora completamente ristabilito, e di là c’è troppa gente: mi darebbe fastidio.

Stigliano

Allora tutt’e due, Abate?

Abate

Come vi piace, Principe. (entrano a sinistra)

SCENA V.

Laura Monti e Pergolesi

(Pergolesi siede sul canapè, s’accascia; il capo chiuso fra le mani, i gomiti puntati su le ginocchia, come meditando. Laura Monti fa le mosse d’uscire con gli altri, ma arrivata a l’uscio si ferma, aspetta qualche momento, poi corre a Pergolesi).

Laura

(c. s.) Maestro?… (nota il suo turbamento, gli si avvicina premurosa) Cos’è? Vi sentite male?! [p. 260 càgna]

Pergolesi

(à un sussulto, sorpreso in un suo pensiero; si volta) Io? No… Un poco stanco.

Laura

Gliel’ho cantate, sapete?! Invidiosaccio! Diceva con l’Abate: "Tanto chiasso per una cosa già vecchia!" Ed io subito: Vecchissima: siamo, nientemeno, alla sessantesima replica! (ride soddisfatta) Ah… ah… ah…

Pergolesi

(con amarezza) Parlate di Duni?

Laura

Proprio: il vostro amico…

Pergolesi

(scrolla il capo, sorride triste).

Laura

E poi à soggiunto: "Il pubblico alle volte piglia delle cantonate…" Certo… certo, maestro Duni. Solo con voi il pubblico è sempre saggio! Lo credo: alla terza rappresentazione dei suoi "Mietitori" non c’era in teatro anima viva!

Pergolesi

E proprio una congiura!? (a un gesto di disprezzo) Ma cosa vogliono? [p. 261 càgna]

Laura

Toh, cosa vogliono? Li rode l’invidia. A teatro si chiede Pergolesi, in società non si discorre che di Pergolesi; Pergolesi è l’enfant gatè, il prediletto. Scusate, la loro rabbia deve pure sfogarsi in qualche modo.

Pergolesi

Il prediletto… E lo sanno, essi, tutto il tormento, il sacrificio che mi costa questa celebrità da saltimbanco! (sempre più eccitato e ghignando di scherno) Ma sì, se la pigliassero pure… Per quello che vale! Chi sono io? Un povero maestrucolo, un istrione qualunque che s’affatica a divertire la gente!

Laura

Voi siete un ingrato, ecco! Che linguaggio è questo, signor mio?!

Pergolesi

Oh, qualche volta….

Laura

(col dito su le labbra, amorevolmente imperiosa) Silenzio!

Dal salone da ballo giungono le note tenerissime d’un minuetto; si seguono, s’incontrano, si perdono lontane, dolci, carezzevoli. E un fruscio di sete s’accompagna al suono, mentre le coppie, elegantissime, [p. 262 càgna]passano, e le punte delle dita si sfiorano, e le riverenze s’incrociano…)

Laura

(infila il braccio in quello di Pergolesi, lo tira verso il salone) Balliamo un minuetto?

Pergolesi

(schermendosi) No… Non posso.

Laura

Via… L’autore e l’interpetre. Sarà una coppia mirabile. Checche ne dica quel burlone del Principe…

Pergolesi

Non posso, davvero.

Laura

(canta) "Serpina vuol così!" (è l’aria della "Serva Padrona")

Pergolesi

Più tardi, più tardi. Ora non mi sento.

Laura

(un poco offesa) Eh!… Che umore, stasera… (Un silenzio)

(Gli si avvicina, lo guarda fiso negli occhi, come a scrutarne l’intimo pensiero) Non avreste risposto così [p. 263 càgna]a qualche altra… (più piano) Per esempio a la principessina donna Maria?…

Pergolesi

(si volge di scatto) No… Laura! (si leva in piedi)

Laura

(subito, ridendo maliziosa, e interessandosi) È vero, allora?! E proprio vero! Ma bravo! I miei complimenti..(l4).

Pergolesi

(tenta di protestare) No…

Laura

Farsi amare da una principessa! Eh, non capita tutti i giorni. C’est bon ton

Pergolesi

(interrompendola, bruscamente) Non voglio, Laura! Non permetto che si faccia il suo nome, anche! (scandendo le parole come a bene imprimerle nell’animo di lei) Non permetto, intendete?! È troppo alto ed è troppo puro, perchè la più piccola malignazione non l’offenda!

Laura

(lo guarda attonita, mortificata) Ma io non avevo quest’intenzione… (Qualche momento di silenzio) Già, dimenticavo che a una canterina non è dato discorrere [p. 264 càgna]di certe purezze senza offenderle… (s’inchina) Serva umilissima di vossignoria, (fa per andare)

Pergolesi

(la chiama pentito) Laura?

Laura

(si ferma, volta il capo)

Pergolesi

Siete in collera con me? (si sforza di sorridere) Se sapeste quanto male mi fa questa gente! La loro cattiveria m’esaspera… Non mi serberete rancore, è vero?

Laura

(con uno slancio improvviso, ridendo freneamente) Ah… ah… ah… Ma neanche per sogno! Del rancore pel mio illustre autore?! E poi… (si guarda intorno circospetta, abbassa la voce) Agl’innamorati si perdona tutto…

Pergolesi

No, Laura, non insistete, ve ne prego! Un libello anonimo è stato messo in giro, proprio in questi giorni… Certo, i miei nemici, non avrebbero potuto colpire meglio! Ma di me non m’importa, vi giuro. M’importa che si profani il nome di quella creatura e che soprattutto si creda a qualche mio basso interesse. [p. 265 càgna]

Laura

Ebbene, volete un consiglio, caro Pergolesi? Lasciateli dire. Mostrandovene addolorato, si capisce… faranno peggio.

Pergolesi

Ma quando saprà il Principe, suo padre?! Egli che m’à con tanta degnazione aperta la sua casa… Perchè questa gente, solo allora, sarà paga!

Laura

Eh, diamine! Non mi sembra, poi, così un gran delitto volersi bene.

Pergolesi

Volersi bene!… (si fa cupo, scuote desolato il capo) Oh, ci separa un abisso!

Laura

(piano, con tenerezza e civetteria) Amore non li teme gli abissi… Ha l’ali piccoline, ma vanno così alto e così lontano!

Pergolesi

No… no… Laura! Non mi ponete nel cuore una folle speranza! Ella fra breve andrà sposa al duchino di Montefiore. Che potrei offrirle io, in cambio? La mia arte non vale un blasone! [p. 266 càgna]

Laura

Come, ancora donna Maria non sa?!… E non le chiedete…

Pergolesi

(animandosi sempre più, con grande commozione) Così fossi caduto morto ai suoi piedi! (guarda innanzi a sè, gli occhi lucenti, quasi rivivesse l’attimo) Mi pareva di leggerle ne lo sguardo un’intimità amorosa e insolita. Nell’accompagnarla su la spinetta, la sua mano aveva tremato nella mia, e s’era ritratta come sbigottita. Nè ci guardavamo più, per tema di tradirci; ma i nostri cuori, adesso, erano così vicino che ne sentivo i battiti violenti.— "Principessa! Principessa, abbiate pietà del mio povero cuore!…— (s’interrompe, un singhiozzo gli stringe la gola) In quell’istante entrò suo padre…

Laura

Immagino, povero Maestro!

Pergolesi

Oh, fu un attimo solo e mi parve di vivere un’eternità! Per buona fortuna il Principe non aveva inteso. Nè ella profferì parola per tutto il tempo della lezione; forse offesa della mia audacia…

Laura

Sfido! Cosa volete rispondesse con suo padre presente? Bisognava scriverle, chiederle una spiegazione… [p. 267 càgna]

Pergolesi

L’ho fatto. (con un gesto di disperazione) Ah, io sono un pazzo!

Laura

Ma che pazzo… e pazzo! (interessandosi vivamente) Ebbene?

Pergolesi

Le ho scritto che stasera tenevo accademia, qui, in casa Stigliano. (ripetendo le parole della lettera) "Se non v’ho offesa, se una speranza, anche lontana, m’è data; se vi vince la pietà d’una povera vita legata a questa sola speranza, non mancate stasera! Il vostro intervento sarà la promessa perchè io speri nel vostro amore…"

Laura

(battendogli scherzosa col ventaglio su la spalla) Caro signor mio! Ecco perchè così di cattivo umore… (più piano) Verrà… Verrà! State tranquillo.

Pergolesi

(sconfortato e sempre eccitatissimo) Avrebbe dovuto già esser qui…

Laura

Dio che fretta! Un po’ di pazienza. [p. 268 càgna]

Pergolesi

(a mani giunte) Laura, voi sapete ora… Voi siete la sola persona alla quale io abbia confidato. Vi ho aperto il mio cuore come a una sorella.

Laura

(convinta) Verrà… (si fa seria, scuote mestamente il capo)

Pergolesi

(c. s.) Se mi torranno quella creatura, sento che la mia esistenza è distrutta! Nessuna cosa al mondo mi compenserà del suo amore. Ella è la ragione della mia arte… è la ragione della mia vita! È il sogno!

Laura

(con rimpianto) Sapersi amati così…

(Tacciono tutt’e due assorti; commossi)

SCENA VI.

Feo e detti

Feo

(viene su l’uscio, in fondo) Pergolesi, Sua Eminenza il Cardinale Acquaviva desidera ossequiarvi.

Pergolesi

(Si fa forza, cerca di nascondere la propria emozione) Ah sì? Eccomi. [p. 269 càgna]

Laura

(scherzosa) Monsignore? Dov’ è? Dov’ è? Che mi raccomandi nelle sue preghiere…

Feo

Si nce ne danno lu tiempo! Io credo che appena trova quello di raccomandare sè stesso…

(Tutt’e due ridono forte. Pergolesi resta estraneo) Cos’è, Giambattista?! Siete convulso… (gli prende una mano, lo guarda preoccupato)

Pergolesi

(dissimulando) Nulla… nulla…

Feo

(con affettuoso rimprovero) V’ho detto tante volte di riposare un poco, adesso. Il vostro fisico, caro, non vi permette…

Pergolesi

(con un grido dell’anima) No… Maestro! Ho bisogno, invece, di lavorarare, adesso! Di lavorare, di lavorare fino a morirne, ma di lavorare! (si lascia cadere singhiozzante nelle sue braccia)

Feo

(scuote il capo, crede che egli alluda ai suoi nemici) Eh, capisco!… (lo bacia su la fronte) Così però, figlio mio, v’ammazzate! [p. 270 càgna]

Laura

(guarda rispettosa e commossa. Negli occhi luccica anche a lei una lacrima)

SCENA VII.

Il cardinale Acquaviva - il principe di Stigliano il principe di Sansevero, Nicola Capasso e detti.

Il cardinale Acquaviva viene dal fondo, tra Stigliano e il principe di Sansevero, conversando. Nicola Capasso li segue).

Pergolesi

(muove loro incontro, s’inchina rispettoso al Cardinale) Eminenza… (fa per baciargli la mano; ma Acquaviva, invece, prende quella di lui e gliela stringe con grande cordialità)

Il card. Acquaviva

(c. s.) Finalmente, ho il piacere d’incontrarvi, caro maestro!

Pergolesi

(c. s.) Sono io onoratissimo, Monsignore.

Il cardinale Acquaviva

I miei amici di Roma non fanno che parlarmi di voi, e con quanto entusiasmo! C’è quel Metastasio [p. 271 càgna]che non può chiuderne bocca. E anche il De Brosses(15) è ammiratissimo della vostra opera.

Capasso

Simpatico quel De Brosses.

Il cardinale Acquaviva

Ah, un uomo di grande spirito!

Pergolesi

Il loro plauso mi lusinga, sebbene la mia opera sia troppo poca cosa per meritarlo.

Stigliano

Potrebb’essere molta la vostra modestia.

Il card. Acqua viva

(sentenziando) Modestia magnificorum virtus. (a Pergolesi) E a Roma verrete, quest’inverno, non è vero? Si attende la vostra Olimpiade con viva curiosità.

Pergolesi

Sì, al Tor di Nona. Ma ci sarò anche prima: ho una messa in S. Lorenzo(16).

Il card. Acquaviva

Già… già. Per i duchi di Matalona.

Feo

È il loro maestro di cappella. (indica Pergolesi) [p. 272 càgna]

Il card. Acquaviva

Oh, m’interesso di queste cose, sapete? (con un sospiro, celiando un poco) Se ne la mia giovinezza avessi incontrato anch’io una musa a quest’ora sarei certamente un grande poeta…

Capasso

(canzonatorio) Quanno se dice la vocazione!

(Tutti ridono rumorosamente)

Il card. Acquaviva

(battendo su la spalla a Capasso, e ridendo anche lui) Birbone!

Pergolesi

(piglia per la mano Laura, che se ne sta ad ascoltare in disparte, e la presenta al Cardinale) Laura Monti, la mia preziosa interpetre; anzi la mia collaboratrice.

Laura

(con una riverenza) Monsignore, vi son serva. (gli bacia la mano)

Il card. Acquaviva

(ricordando) Ah!… Serpina impertinente… e impenitente. [p. 273 càgna]

Laura

(con aria comicamente ingenua) Anche Monsignore?!… Come lo sa?

(Tutti ridono)

Cardinale

L’ho letto negli Avvisi(17). E ho letto anche le vostre lodi.

Laura

Troppa bontà, Illustrissimo, (s’inchina di nuovo)

Sansevero

Un piccolo, adorabile usignuolo! (mostra Laura)

Il card. Acquaviva

(con malizia, osservandola attraverso l’occhialetto) Eh, lo vedo…

Laura

Sono gli occhi vostri, Eminenza…

Il card. Acquaviva

Oh, non i miei soltanto! (guarda furbescemente gli altri)

{{sc|Pergolesi}}

(s’è tirato in disparte a conversare con Feo) [p. 274 càgna]

SCENA VIII.

Il principe Caracciolo - la principessa di Colobrano donna Luigia e detti.

Donna Luigia

(entrando, a la Colobrano) Ma no, tesoro mio, vi sbagliate.

Caracciolo

Si può domandare a 1’Imbimbo(18).

La Colobrano

Per carità! Quello non è un maestro di ballo, è un domatore di orsi.

Stigliano

(ridendo, agli altri) Certamente se starranno appiccecanno pe la rappresentazione… (indica la moglie)

Donna Luigia

(a la Colobrano) Una ninfa non può vestire che di verde.

Stigliano

(c. s.) Io ll’aggio ditto! Sta rappresentazione la farrà asci pazza!(19) Da na settimana non se parla d’auto.

Il card. Acquaviva

(interessandosi) Una rappresentazione? [p. 275 càgna]

Sansevero

(al Cardinale) Ci divertiamo qualche volta a casa mia, tra amici.

Il card. Acquaviva

E cosa rappresenteranno?

Donna Luigia

(avvicinandosi) L’ "Aminta" del Tasso.

Il card. Acquaviva

Bellissima! Non si poteva sceglier meglio.

Stigliano

Andrea Belvedere fa da direttore(20).

Il card. Acquaviva

Ah, quel caro Abate! Un pittore magnifico.

La Colobrano

C'è anche il Signorelli e il Lorenzi(21).

Laura

(maliziosa) Che sostituranno il bel sesso…

Il card. Acquaviva

Compito difficile! (Tutti sorridono)

Caracciolo

(continuando) …Inutile! Perchè avremo il bel sesso [p. 276 càgna]in carne ed ossa. (mostra donna Luigia) Eccola qua Nerina, Monsignore.

Donna Luigia

(con una riverenza) Sono io.

Il card. Acquaviva

(declamando)

Ella è Nerina,
Ninfa gentil che tanto a Cintia è cara,
Ch’à sì begli occhi, e così belle mani,
E modi sì avvenenti e graziosi(22).

Tutti

(applaudono) Benissimo! Bravo Monsignore!

Il card. Acquaviva

(sorridendo compiaciuto) Eh, ai miei tempi… (rivolto a Capasso) i tempi della vocazione! sono stato anch’io Amore…

Caracciolo

(con impertinenza) In seminario?

Il card. Acquaviva

(vorrebbe dire qualche cosa ma se ne astiene prudente) Certo… certo. (Tutti ridono di nuovo) [p. 277 càgna]

SCENA IX.

Il cav. Leandro - la marchesa d'Albafiorita e detti. Poi l'Abate - il Maggiordomo.

(La marchesa dì Albafiorita entra al braccio del cav. Leandro. Il principe Caracciolo appena li scorge ammicca a donna Luigia e a la Colobrano; resta a conversare sottovoce con questa)

Il cav. Leandro

(c. s. scusandosi) Ma, se mi costringono…

Albafiorita

Poverino! Oh Dio, voi mi farete morire! (con voce di pianto) Siete un perfido, un crudele, un tiranno!

Il cav. Leandro

Vi penso sempre, quando mi state lontana…

Albafiorita

Già, facendo da cavalier servente alle altre!

Il cav. Leandro

Domattina, per esempio, sono a vostra disposizione(23).

Albafiorita

Grazie tante! (vorrebbe sciogliersi dal braccio di lui, ma egli ve la tiene a forza) [p. 278 càgna]

Il cav. Leandro

(sempre più mellifluo e cascante) Devo dirvi tante cose!..

Albafiorita

No… no… no! (gli strappa il fiore che ha a l’occhiello e lo gitta per terra)

Il cav. Leandro

(si guarda intorno imbarazzato, scorge la Colobrano alle sue spalle) Che fate?! La Colobrano è là che ci guarda!

Albafiorita

Ah, era suo, dunque? Era suo?! Civetta!

La Colobrano

(che à seguito il breve dialogo, sta per inveire offesa, ma si contiene)

Abate

(viene dalla sala da giuoco, e s avvicina al gruppo di Pergolesi e il maestro Feo)

La Colobrano

(chiama forte) Abate? Signor Abate? Ho bisogno d’un favore: mi occorrono dei versi, subito! (sottolineando e lanciando un’occhiata di disprezzo a l’Albafiorita) Per una mia amica alla quale è stato rubato il suo amore… [p. 279 càgna]

Il cav. Leandro

(ad Albafiorita) L’à con noi…

Duni

Un Amore in fasce?

Caracciolo

(che à capito, c. s.) Un Amore coi capelli bianchi!

La Colobrano

(sempre a voce alta) Un Amore senza farêtra, stupido, che vale ancora meno di brutti versi… (ride nervosa)

Abate

(inchinandosi) Grazie, per la parte che mi riguarda!

(Tutti danno in una sonora risala)

La Colobrano

(a l’Abate) Oh, non volevo dire…

Sticliano

Dov’è Pergolesi? (lo scorge, gli muove incontro) S’aspetta voi, Maestro…

Pergolesi

Eccomi. (viene avanti, s’inchina ossequente) Monsignore perdonerà: mi sento così poco disposto, stasera; così stordito! [p. 280 càgna]

Laura

Non è vero, ha sonato meravigliosamente.

Stigliano

Lasciatelo dire.

Acquaviva

Anzi, lasciamolo fare. (a Pergolesi, con grande amabilità) Sono sicuro di dare al mio spirito un’ora di alto e puro godimento.

(Mentre si comincia a pigliar posto il Maggiordomo annunzia:)

Il Maggiordomo

(c. s.) Sua eccellenza la principessa donna Maria e il principe don Scipione Spinelli. (via)

Donna Luigia

Oh, eccoli finalmente. (muove a incontrarli)

Stigliano

Ci siamo tutti, (va con la moglie)

Pergolesi

(à un sussulto, impallidisce; s’appoggia a la spalliera del canapè sentendosi mancare)

(Gli altri guardano curiosi, ora verso l’uscio, ora Pergolesi) [p. 281 càgna]

Duni

(che sarà rientrato poco prima, passando accanto a la marchesa d’Albafiorita, le dice sottovoce) Guardate… guardate Pergolesi!

Albafiorita

(c. s. puntando l’occhialetto) Eh, lo vedo… Ma gli vien male!


SCENA ULTIMA

Maria, il principe Spinelli e detti.

(Maria entra seguita da suo padre e dai Stigliano che fanno loro gli onori di casa. È vestita di bianco ed à sul petto un gran mazzo di mammole. Mentre si salutano con tutti gli altri invitati, Laura Monti si avvicina a Pergolesi, ch’ è come inchiodato al suolo, e gli dice piano)

Laura

(c. s.) Verrà!… Verrà!…

Pergolesi

(rimane immobile, rapito dalla visione, più bianco d’un morto)

Stigliano

(presentando) Sua Eminenza il cardinale [p. 282 càgna]viva, mio ospite illustre, (al Cardinale) Donna Maria, suo padre Scipione Spinelli, principe di Cariati (inchini e complimenti scambievoli)

Maria

(prende la mano al Cardinale e gliela bacia)

Acquaviva

(col braccio levato sul capo di lei) Benedetta, benedetta figliuola…

Spinelli

(inchinandosi, con grande dignità) Onoratissimo, Eminenza.

Acquaviva

Sono io assai lieto di conoscerla, (si stringono la mano)

(Tutti gli altri fanno circolo intorno)

Sansevero

Non vi aspettavamo più. (a Spinelli)

Spinelli

E infatti… Sono così raffreddato; uscire di casa mi pareva un’ imprudenza, (mostra Maria) Eccola qua, la mia cattiva consigliera.

Laura

(guarda con intenzionne Pergolesi) [p. 283 càgna]

Stigliano

Ha fatto benissimo.

Spinelli

Caro maestro! Come si va? Anche voi ammalato?

Pergolesi

Eccellenza… (non pub parlare, tanto è commosso) Una leggiera indisposizione.

Spinelli

(con tono scherzoso) La vostra allieva è indignatissima. (a la figlia) Non gli dici più nulla, ora? È venuta apposta.

Maria

(a Pergolesi, anche lei emozionata) Per questa volta… (gli stende la mano)

Pergolesi

(appena gliela tocca) Oh, Principessa, vi giuro…

Stigliano

Nessuna clemenza! Il perdono deve meritarlo, (indica il cembalo)

Tutti

(Applaudono) Benissimo! Giusto! Deve meritarlo! [p. 284 càgna]

Laura

(guardandolo fiso negli occhi, con grande tenerezza e incitamento) Maestro, a voi!!!

Pergolesi

(siede al cembalo. Anche gli altri seggono, distribuendosi di qua e di là della sala. Nel canapè, a destra, piglia posto Maria, tra il principe di Sansevero e la principessa di Colobrano. Il principe Caracciolo resta in piedi alle loro spalle. Il cardinale Acquaviva e Spinelli vanno a sedere in fondo. Duni si trae in un angolo con l’Abate, sorridendo malignamente. La marchesa d’Alba fior ita, da l’altro lato della scena, col cavalier Leandro. Laura Monti resta in piedi, vicino a Pergolesi. Molti invitati si fermano in fondo, s’affollano agli usci)

(E Pergolesi comincia la sua "Siciliana":

Tre giorni son che Nina
A letto se ne sta.....

È una musica dolce e triste. Nella sala tutti ne sono rapiti, commossi. Solo il cav. Leandro e la marchesa d’Albafiorita pare se ne astraggano, ragionando di cose loro. A un certo momento, ella spiega il piccolo ventaglio d’avorio, vi nasconde dietro il viso, sussurra qualche cosa al Cavaliere. Il Cavaliere si china su lei, le chiede piano, insinuante): [p. 285 càgna]

Il cav. Leandro

(c. s) Anche domani, allora?!...

Albafiorita

(con un sorriso pieno di promessa) Anche domani!

(La sublime nenia continua e pare un singhiozzo)

Pifferi, cembali, timpani
Svegliatemi Ninetta,
Acciò non dorma più.
.........

(Sul quadro, cala lentamente la tela)

  1. La Serva Padrona; aria "Stizzoso mio stizzoso."