Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/64

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Ardia (alquanto indignato:) — Io tengo ll'uocchie d''a mosca, e manco ce pozzo! Vuó vedé ca cca dinto 'o cecato so' io?
Don Pellegrino (con severità e sorpresa:) — Tu, Serafino?! (Serafino tace, trepidante).


Don Pellegrino. — Dove l'hai colta?
Serafino (balbetta:) — Là... Fore 'a terrazza.
Don Pellegrino (preoccupato dalle allusioni di Santino:) — E per chi l'hai colta?
Santino (insinuante:) — P''a sposa.


(Mortificatissimo, l'albino ha un fremito per tutto il corpo).


Don Pellegrino. — Silenzio! (Prudentemente, come a distogliere la moltitudine, sorride, e soggiunge, d'un tono affettuoso:) E sia. Per la sua sposa. Per la sposa di tutti quanti noi. È 'o mese mariano. E non è Maria la sposa nostra? Questa rosa Serafino voleva offrirla alla Madonna. E voi l'avete calpestata!


(La moltitudine appare scossa e pentita).


Sensitiva. — È stato Santino.
Don Pellegrino. — Di' Serafino: è alla Madonna che volevi offrire la tua rosa?
Serafino (semplicemente:) — No. A mamma mia.


(Fortunato sussulta, e ritrae la mano di su la spalla dell'albino).


Serafino. — Fanno ogge diece anne ca murette mammà. E se chiammava Rosa... (Reprime un singhiozzo. Tace).


(Un fremito di pietà pervade la moltitudine).
Santino (alle spalle di Serafino, contrito:) — Io nun 'o ssapevo. Nun ll'aggio fatto apposta.