Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/63

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Serafino (affannoso e supplichevole:) — No!... No!... No!... (Fa sforzi per liberare il suo braccio; ma Santino, più forte e sicuro, gli strappa la rosa. E questa si sfronda, e i suoi petali si spargono a terra)..


(La moltitudine si addensa intorno a Santino, e calpesta i petali sparsi).


Santino (agitando in aria il calice vuoto, sghignazza e irride, in tono di cantilena:)

Serrafino teneva na rosa,
e 'a teneva astipata, gelosa...
Neh, pecché s''a teneva annascosa?...
(Grave, come rivelando uno scandaloso secreto:)
Serrafino teneva na sposa!...


(L'improvvisazione satirica è accolta da un coro di risate e di urli).


Voci della moltitudine (beffarde e insolenti:) ― Uh! Uh! — Serrafino teneva na sposa! — Uh! Uh!
Don Pellegrino (dominando il clamore con la voce:) — Santino!


(Un silenzio. Il piccolo albino appare come annichilito).


Don Pellegrino (togliendo di mano a Santino il calice vuoto:) — Chi ha colta questa rosa!


(Nessuno risponde).

(Serafino piega il capo e le braccia, come rassegnato al rimprovero e al rossore).
Don Pellegrino (facendo girare il calice fra le sue dita, al guardiano:) — Neh, Ardì
Ardia. — Padre?
Don Pellegrino. — Manco 'e rrose stanno cuiete, cca dinto!