Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/57

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Al terzo posto della duplice riga si accoppiano il cieco albino Serafino Corona e Fortunato Saggese) ([1]).


(Ora, vanno un po' in disordine i ciechi: quale cammina sveltamente, quale con lentezza triste, quale si arresta, a tratti, e poi si lascia trascinare dal compagno che a lui si accoppia, o spingere da quello che lo segue).

(La moltitudine perviene, silenziosa, al centro del cortile).


Ardia (martellando la parola, comanda:) — « A-ttentì!». (I ciechi stanno diritti e immobili).
Ardia. — « Fianco destr! Destr! ».


(Simultaneamente, i ciechi compiono mezzo giro su se stessi, a destra, e stanno impettiti, su due righe, di dodici persone ciascuna. Ogni cieco si colloca, così, alle spalle di colui o dinanzi a colui col quale si accoppiava.
Fortunato càpita alle spalle di Serafino. Egli distende e preme la mano sul dorso del suo compagno. Costui stringe la sua mano destra sul petto, sotto la giacca; e ogni tanto quella mano appare, e in essa una rosa di maggio, còlta di recente. Il cieco albino aspira furtivamente il profumo della rosa, e poi questa nasconde, pavido di sorpresa, sotto la giacca).

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  1. Serafino ha diciassette anni. Piccolo, esile, pallido. Ha la capigliatura e le sopracciglie bianche e lanose, come quelle degli albini, e le pupille chiare e le ciglia sgranate, come nello schianto di un terror permanente. E' nato cieco. Fortunato è alto, scheletrico. Ha trentasette anni, ma ne mostra di piu, tanto è logoro e accasciato. Nelle cavità delle orbite, il nero delle sue pupille è appannato da una velatura biancastra, appena percettibile. Ha le labbra tumide e rosse, come quelle dei mulatti, il collo lungo, la faccia pelata, le mascelle sporgenti, e palpitante il naso a becco. Affanna lievemente; e ogni tanto è scosso da colpi secchi di tosse. Cammina a fatica; e si appoggia costantemente a Serafino. Il piccolo albino è la « guida cieca di un cieco ».