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Paggena:Teatro - Achille Torelli.djvu/17

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gerimento mi venne da un vero (alloro ignoto, oggi illustre) autore drammatico, il mio carissimo Roberto Bracco. La commedia ’O buono marito finiva, come I mariti, con la parola di Nannina all orecchio di Iennaro, e il Bracco, il colonnello Focault, Federico Persico, il generale De Sauget ed altri, subito dopo la prova generale, sorsero a dire, col duca di Maddaloni: «La commedia «I mariti» da togata è divenuta tabernaria» E fu tutto in coro: «Tabernaria! Tabernaria!» E il Bracco strepitò più di tutti: «Vogliamo una chiusa tabernaria, cioè rispondente al sentimento e all’indole popolare: la vogliamo! la pretendiamo!» Questo fu il meno pretensioso e, giungo a dire, il più fraterno dei suggerimenti, ch’io misi subito in atto, e che decise, al finale del lavoro, del suo strepitoso successo. Dico strepitoso, perchè dovuto non a me, ma a Roberto Bracco. Li per li, tolsi il copione di mano al suggeritore e buttai giù la nuova scena che chiude la commedia. Immediatamente la feci provare ai mirabili attori della Fenice, che erano allora il Pantalena, l’Agolini, la De Crescenzo Amalia, la De Crescenzo Corinna, la Cutrinelli, il De Crescenzo, lo Scelzo, il Detta Rossa, il Gherardi, la Magnetti, ecc. E così ebbe inizio il Teatro artistico napoletano, il quale, parecchi anni dopo, avrebbe dovuto avere, a Roma la sua conferma. E l’ebbe; ma senza ’O buono marito. — E, per scagionarmi della mancata rappresentazione a Roma d’’O buono marito e delle altre mie commedie napoletane, mi corre l’obbligo di pubblicare la seguente lettera del Di Giacomo:

14 marzo 1910

«Illustre Signore,

«Il Molinari, impresario del Teatro Nuovo, condurrà la sua compagnia al Nazionale di Roma e vi darà commedie e drammi dialettali, che hanno avuto qui maggiore e meritata fortuna. Pregato da lui, gli ho composto decorosamente (si noti questo decorosamente) il repertorio. Sorveglerò (sic) lo impresario e baderò alla messa in scena, alle prove, alla disciplina di quelli attori. E’ mia personale intenzione d’inaugurare il corso delle rappresentazioni con la sua riduzione de I mariti».

Perdoni il Di Giacomo: ’O buono marito non è una riduzione, bensì differisce da I mariti; e in ogni scena differisce; e, appunto perchè alla chiusa non differiva, il Bracco, con vero