trovarrajo fatto purzì lo primmogenito. Io mo torno a ghì ncoppa pe te servì. Ma pe l’ammore de lo Cielo non te fa scappà da vocca ca io non sò miedeco, cà si no lo miedeco se mette mmano a lo chirurgo co la capa rotta e l’ossa sfrantumate
Lea E bene, io farò tutto quello che mi hai proposto, pensa eseguire il tutto con destrezza, e giudizio. A rivederci.(via)
Pul Statte buono. Tricà po, ma na rotta d’ossa no mme la leva manco lo Protomiedeco. (via)
SCENA IX.
Camera come prima.
Anselmo, Luca e Valerio
Ans Luca? Valerio, dove siete? Ah, che io son rovinato.
Luc. Che cosa è successo signor padrone?
Val. Che cosa è avvenuto?
Ans. Mia figlia peggiora. Val. Per bacco!
Luc. E il pane ed il vino?
Ans. Il pane ed il vino l’ha stordita in maniera, che pare voglia soccombere a momenti. Correte, andate in cerca del medico, vediamo se può trovare un altro rimedio per sollevarla.
Luc. Vado subito. Val. Ma eccolo appunto
SCENA X.
Pulcinella prima dentro, poi fuori e detti.
Pul. (di dentro). Benissimo: tiene dolore de mole, fatte tirà tutte doje e mascelle, così non ne patarraje cchiù in vita toje. (fuori)
Ans. Ah signor dottore sono all’ultimo della disperazione
Pul. Staje disperate, jettete a mare.
Ans. Mia figlia peggiora.
Pul. Tanto meglio; segno che la medicina fa effetto.
Ans. Ma subito che perisce.
Pul. Aspettiamo che stia a chiavà de faccia nterra, e poi vi farò vedere chi son io!
Ans. Voi cosa dite!... Ma chi è quest'uomo che entra in mia casa?
Pul. È lo speziale che porta lo specifeco pe figlieta, (Mmalora! vi comm’ha fatto priesto!) via Papà, andatela a prendere, e portatela qui con tutto il lettos, e fa bisogno.