pón. Tu che mrae evinte f una che se inette la rrossetto nfaccia ha dda essere pe Sforza na cevettoteila. • / "
Lor. Gnore zi, vuje che acorplufte staiè jettat)iio?
Ans. Non è quésto* lì modo di òffeadere lé por> • sone. Io ho fhtto il cancélliere, ho fatto * da segretario, ho fatto il paglietta <tt quarta classe, ossia il difensore di cause gras», se, vale a dire, a casaddogli, bottegai ee/
Pan. E cche mme ne mporta de cbesio?
Am. Voglio dirvi che sono ufi galantuomo’, e.,.
Pian. Attorti mio nipote di sposerà voi e nuv vostra figlia. * t
Ani. Che c’entra questo?
Pan. Oh! amico, abbreviammo, gente de teatro . non fa per la capa mia: ".
Ani. Ma sopra al téatro vi tono tati galantuòmini che voi non siete degno di nominare;
Pan. \o nòù son degbò di •••*...
Aut. No, non Biete degno r e se tttU Agita il trova sulle scene è stàta’ necessitate, pér-, ch& il bisogno ha voluto Cosi.
Pan. 0 bfsogtìo, o non bisogno,, lo non dipela
• voguo dà. ’* -; -. * *
. •. i. ’ •. ’:; SCBNA IX.
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PBPFiBJA. in disparte # detti, pm PtJLamtH.
& ST»TA8fmO..
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Pep. ( tra iè )-( Aggio. ntlso tuuo da dinto f e nn’ avimm* una. ) * ’ * -;
Pan. Insomma non servono aTtre chiàcchiere [* nuiilì, resta tutto seojichiuso e conservatavi in Salute,