DELLA ORTOGRAFIA DEL DIALETTO NAPOLETANO.
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Redesi generalmente, che il solo pregio della ortografia abbia a consistere in questo, che colle convenute figure, e suoni delle lettere indichi perfettamente il suono della pronunzia delle parole. La qual cosa quantunque in gran parte sia vera, non lascia però d’aver molte, e gravissime eccezioni; perchè non minor cura ha da aver questa scienza, che chiamasi ortografia, di far sì, che mediante le lettere si distingua il meglio che si possa l’origine, la derivazione, il senso delle parole, e si diminuiscano le ambiguità, e gli equivoci: essendo chiaro, che quanto importano più le cose, che non le parole, tanto più deve preferirsi il lasciar comprender bene i sensi ed i pensieri d’uno scrittore da chi lo legge, ancorchè male lo pronunziare, che non importa l’istradarlo a ben pronunziare le voci, e lasciarlo nella perplessità del significato. Quindi è, che avendo tutte le lingue orientali, e principalmente l’Ebraica una imperfettiffima ortografia, come quella, che non scrive veruna vocale, e scrive molte consonanti gutturali, che non si sentono affatto, o si distinguono appena; pure i Masoretici che, tanto si sono occupati sulla scrittura di quella lingua, si sono religiosamente astenuti dal mutare l’antica ortografia, prevedendo, che cambiandola, avrebbero fatta smarrir la traccia delle radicali, e reso con ciò incerto il senso di moltissime parole. Lo stesso si può dire de’ moderni Francesi, e degl’Ingle-
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