crudeli, come lo è il dir con muto gusto, muto spasso, muto bene &c.
Dalla terza classe sono un poco meno numerosi gli esempj. Ne citeremo uno del Fasano, 11 quale al Canto V. st. 64. dice la botta sciacca, volendo dir la botta fiacca. Evvi la voce sciacca in Napoletano, ma è la perza persona del presente del verbo sciaccare, e dinota percuotere il capo. In senso di debole si dice fiacco, comne nell’Italiano. Io te sciacco, io ti ammacco il capo; io sto fiacco, io son siacco, e non si dice io sto sciacco. Abbiam incontrato arreventare, in senso di diventare. Arreventare vuol dir faticare assai, crepare. Addeventare è la parola, che corrisponde al diveniare Italiano.
Meriterebbe questa materia una ben più lunga discussione, se la timidità, colla quale abbiamo intrapreso questo nostro lavoro, non ce ne ritraesse. Chi sa se sin ora sian molti coloro, a cui faccian pena gli errori di lingua degli scrittori del dialetto Patrio? Chi sa, che molti non fianvi, ai quali sembri, che ogni voce sconcia, gossa, dissidante sia per se stessa Napoletana? Se la fortuna del nostro dialetto muterà sembianza, farà allora tempo, che da noi a lungo si discorra sull’esattezza, e sull’eleganza de’ vocaboli, e senza aspirare ad emular le glorie dell’Accademia della Crusca, che dà leggi all’intera nazione Italiana, noi le daremo nel ristretto confine della Campania, e dell’Apulia.