Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/137

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DIALETTO

solo nella Magliabecchiana, dove ora esiste il Codice citato dal Muzzucchelli passato ad essere della classe VII. sotto il num. 723., ma si son anche fatte nella Laurenziana, e non solo ne’ manoscritti, ma ne volumi stampati di ambedue queste insigni Librerie: tutto è stato vano. Noi non pessiamo però indurci a credere, che il diligentissimo Mazzucchelli si abbia immaginato un poemetto non mai esistito. Crediamo soltanto, che equivocando nel citare il luogo, dove dimenticato giace, ce n’abbia fatta smarrire la traccia. Invitiamo dunque tutti gli amanti delle amene lettere (seppur ne esistono ancora in questa età, in cui la moda si è rivolta verso certi studi creduti più utili, perchè sono più oscuri, e più tediosi) a ricercarlo; ed incontrandolo ad indicarcelo, avendo noi pensiero di pubblicarlo, ed illustrarlo.

Dal Trionfo del Brittonio fino alle poesie del Basile, e del Cortese, per lo spazio quasi di un secolo, noi non troviamo altre poesie nel dialetto patrio, se non se qualche breve canzonetta, delle quali ci han conservata memoria) accennandone i soli versi iniziali, il Basile, ed il Cortese, che le annunziano, come riguardate per molto antiche all’età loro. Noi per nulla tralasciare di quanto concerne l’istoria del nostro dialetto non le trapasseremo del tutto. Eccone la più delicata, e la più ingegnosa.


I. Vorria, che foss’io ciaola, e che volasse
       A sta fenesta a dirte na parola,
       Ma non che me mettisse a na gajola.
   E tu da dinto subbeto cbiammasse,
       Viene Marotta mia, deh: viene Cola,

Ma