Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/135

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DIALETTO

stimiamo bene di sopprimergli per non far torto con soverchia diligenza alla fama di poeta sì grande, che mentre viveva, era censore severissimo delle sue cose, com’è costume degli uomini veramente dotti.„

Dio gliel perdoni, se pur lo merita, d’aver creduto, che un Napoletano commettesse un delitto inespiabile a scriver nel suo linguaggio. Quanto più giustamente avrebbe opinato il Gio. Antonio Volpe a creder degno d’esserci conservato il più antico monumento della commedia buffa rimata, e messa in musica. Intanto con questa sua mal immaginata ritrosia siamo ora noi nella crudele incertezza, e nel palpito, che forse lo Gliomero del Sannazzaro siasi totalmente perduto. Certo è, che per molte ricerche da noi fattene, non ci è finora riusciuto disotterrarlo. Se avremo tanta sorte, sicuramente lo pubblicheremo, e l’illustreremo. Non può non esserne degno, essendo parto di quel felicissimo ingegno.

Perduti i propri Re, andò ecclissandosi ogni nostra gloria, come era naturale l’immaginarlo. Gli ameni studj indivisibili compagni dell’opulenza, e della felicità decaddero; e sotto il crudele, e lungo governo di D. Pietro di Toledo, la nazione piombò nel languore dell’avvilimento, e d’una forzata stupidità. Rimasero solo alcuni potenti Baroni, che continuarono ad ispirar qualche debole soffio di vita alle lettere, ed esserne mecenati. Tra essi si distinsero gli Avalos Marchesi del Vasto, e di Pescara.

Il Conte Mazzucchelli nella grand opera che intraprese, della notizia di tutti gli Scrittori Italiani, rapporta, che Girolamo Brittonso da

Si-