bardia, et era Spagnuolo, et ogni dì diceva Messa, et detta Messa durava tre hore d’horrologio, che nante se diceva sei Messe da altri Frati, che non la sua, et dopo detta Messa se spogliava, et se n’entrava nello Capitolo, al Claustro, et là venevano tanti infermi de mali Franzesi, et de più, et diversi mali, et lo detto Frate non faceva altro lo liccava con la lengua tanto de homini, come de donne in qualsivoglia parte de la persona; in fixe era tanto lo concorso de le genti tanto Napoletani, como Forastieri, che era cosa stupenda, et certo chi non vedeva quello che detto Frate liccava con la lengua, non lo può credere, tutto lo suo medicare era con la lengua tanto ferite come piaghe de male Franzese, como piaghe d’occhi, como de membri deshonesti, tutto comportava con la bocca, et lingua: mai sputava, se non che se lo inghiotteva, la quale era cosa molte aborrevole a vedere: dico, che vedendo quello che lecca in secreto, non ci è core, che la potesse comportare, che non se conturbasse, che non buttasse per la bocca. Questo atto: non se ricorda mai esser visto tanto in Cristianità come in Paganìa.
All’istessa Epoca de Re Aragonesi convien riportare i primi componimenti in verfi nel nofro dialetto, che siensi conservati fino a noi. Intendiamo dire degli Epici, e de’ Drammatici; perchè riguardo ai Lirici è assai verisimile, che qualche canzonetta fin dalla più remota antichità rimanga ancora tra quelle, che il volgo canta, come in appresso diremo. Ma rispetto ai Drammatici furono i Sovrani Aragonesi quegli,
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