Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/132

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NAPOLETANO

che i primi in tutta l’Europa, e molto innanzi a quel tempo, che volgarmente si crede da coloro, che dal solo Sig. de Voltaire si lasciano istruire, e guidare, pensarono di dare nella loro Corte spettacoli Teatrali, ed in musica, che chiamaron Farse. Sotto questo nome non solo s’intesero i Drammi giocosi, ma anche quegli di argomento eroico. Tale è la Farsa che dovè comporre il Sannazzaro per rappresentarsi nella Sala di Castel Capuano a’ 4. Marzo del 1492. sollennizzandosi dal Duca di Calabria Alfonso la vittoria ottenuta da’ Castigliani contro i Mori di Granata. Fu questa Farsa scritta in purissimo Italiano e rimeggiata d’una maniera nuova[1].

Ad imitazione di essa Antonio Caracciolo poeta, di cui non sappiamo altro che questo nudo nome, compose per divertimento di quella: magnifica Corte altre Farse comiche, e giocose nel dialetto Napoletano corrente allora. Usò la stessa bizarrissima foggia di rimare del

San-


  1. Ecco come comincia la Farsa del Sannazzaro.

    Fuggi, fuggi dolente,
    Non veder la tua gente - soggiogata,
    Non veder più Granata, - fuggi lasso;
    A che pur fermi il passo? - il Ciel ti caccia,
    Fortuna ti minaccia. - Ahi sventurato,
    Lassa correre il fato. - Un tempo avesti
    Tutto quel che volesti, - e con diletto
    Ti chiamasti Maumetto: - or ti bisogna
    Partir con tua vergogna...