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ATTO TERZO
Preludio
Tela. La scena.
Un anno dopo. In piazza del Carmine, nel punto dov’è la storica porta che s’apre sulla via detta della Marinella, oltre la quale è la zona industriale del porto. A sinistra della porta, ch’è nel fondo, l’edificio scuro, massiccio del carcere coi suoi torrioni e la sua garitta esterna. Sempre a questo lato, più in primo piano, una baracca: di fronte, l’angolo di un palazzo in cui s’apre una trattoria. È un pomeriggio estivo. La sentinella passeggia a guardia esterna del carcere. Presso l’apertura della baracca, Peppenella, con la sua friggitoria ambulante, cucina all’aperto. I due scaricanti del porto, Fafele e Pascalotto seggono ad un tavolo della trattoria, centellinando un «mezzo litro». Al centro della scena son raggruppati: Nannina ’a cantante, una giovane posteggiatrice[1], e due sbilenchi suonatori ambulanti. Più verso destra, Graziella «’a bella Napule», tipo di imponente prostituta, è in compagnia di Pepesce, lo sfaccendato del rione, che il tempo ha reso più temibile, più guappo.
Peppenella (dando la «voce» per magnificare gli zucchini fritti) — ’A spiritosa[2]! ’A spiritosa! Cul’aglietiello[3] e ’a menta!
Pepesce (ai posteggiatori, dopo aver dato uno sguardo al carcere) — Ma a chi aspettammo?
Nannina — È gghiuorno ancora. Sentite a mme[4], venimmo stasera.
Pepesce — Ma pecché?
Nannina — Ma comme, ’e juorno, ce fanno canta’ a nnuie, sott’ ’o carcere?
Il primo suonatore — ’A sentinella ce ne caccia[5].
Pepesce — Comme ce ne caccia? Stongo ccà io, ce ne caccia?!
- ↑ postegguitrice: è il femminile di posteggiatore. I posteggiatori erano musicanti e cantanti ambulanti che in compagnia si fermavano (posteggiavano) all’angolo delle strade eseguendo musiche e canti in cambio di un’offerta dei passanti e delle persone affacciate ai balconi delle case circostanti.
- ↑ ’A spiritosa!: la (frittura) spiritosa!
- ↑ Cu l’aglietiello: con l’aglietto.
- ↑ Sentite a mme: ascoltatemi.
- ↑ ce ne caccia: ci caccia via di qui.