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Circo equestre Sgueglia


Pe’ ce ’o ffa’[1] credere, me n’aggio mangiato io na furchettata. (A Giannina, che di dietro gli dà piccole gomitate per farlo tacere) Va’ me piglia nu chilo ’e vermicelle[2]… e viene mo! (Giannina esce in fretta, a destra).

Roberto (mette la mano sulla spalla di Samuele, in tono cordiale) — Samue’, grazie tante, eh!

Samuele — Figurati! Quanno se pò ffa’ nu favore a n’amico… (Sventaglia).

Zenobia (apparendo dalla sua «carovana», scorge il marito ed a Samuele, con dolce malizia) — Non li voleva li spaghetti, eh?

Samuele (secondando il gioco) — Non li voleva! (E per fare una carezza a Roberto, gli dà un piccolo schiaffo) Ma poi avete visto che marito affezionato? Per farvi contenta, li ha assaggiati. (Sventaglia).

Zenobia — Saggiati? Quello a momenti tutti se li mangiava! (Roberto afferra Samuele per il bavero della giacca e lo fissa, trasecolando).

Samuele (giustificandosi) — Esagera… (Mostra Zenobia).

Zenobia (al marito) — Non fa niente. Te possano fa’ salute!

Samuele — Grazie! (Roberto ripete il gesto) Rispondo io per te.

Zenobia — Vuol dire che io mi rimedio qualche cosa da mangiare dopo lo spettacolo.

Roberto (come sopra) — Insomma, di maccheroni non ne hai lasciati proprio?

Samuele (sempre giustificandosi) — Per fare la cosa naturale…

Roberto (gli stringe la mano con evidente ironia) — Ti terrò presente, sah!

Samuele (accettando la proposta) — Appiccechete[3] tutt’ ’e juorne… accussi, nun me dà a mangia’ muglierema… mme daie a mangia’ tu!

Roberto (portandosi all’ingresso del circo, grida verso l’interno) — Gué, ’a parata…. se vestesse[4]… (Alla moglie, con poca grazia) A tte, accummenciate a movere, ca, a mumente[5], se principia. (Samuele guarda verso destra per scorgere la moglie e si spazientisce. Roberto si avvicina alla «carovana» di Don Ciccio).

Zenobia (spaventata) — È già ora? Madonna mia! (A Samuele) E io tengo ancora li piatti sporchi da lavare… (Entra in fretta nella sua «carovana»).

Samuele (rifacendola) — E io tengo ancora i piatti puliti da sporcare!

Nicolina (si affaccia al finestrino della sua «carovana» e coglie l’occasione che Samuele le volge le spalle, in attesa impaziente di sua moglie, per mostrare a Roberto due garofani) — Robe’… Tie’, piglia, fa’ ampressa[6]… (Ma è indecisa se lasciar cadere i fiori o pur no).

Roberto (incitandola) — Buttali, a chi aspetti? (Con voce sommessa, mostrando Samuele) Chillo sta avutato, nun vede. (Nicolina fa un gesto come dire: ho paura) E minele[7], minele! (Spazientito) E quanno ’e mmine…?

  1. Pe’ ce ’o ffa’: per farglielo.
  2. vermicelle: vermicelli; tipo di pasta alimentare lunga e sottile.
  3. Appiccechete: litiga.
  4. se vestesse: che si vesta.
  5. a mumente: tra poco.
  6. ampressa: presto.
  7. minele: buttali via.