Raffaele Viviani
Samuele (si volta di scatto, credendo che Roberto parli a lui ed alluda ai maccheroni) — E si nun me pporta ’e maccarune, comme ’e mmengo? (Mostra la pentola. Roberto sorride per l’equivoco e, raccolti i due garofani, che intanto Nicolina avrà gettato, entra nel circo. Nicolina si ritrae. Giannina entra frattanto da destra recando in mano una cartata di spaghetti. Samuele la investe) Jammo a correre, ja’! (Rifacendo l’andatura lenta e stanca della moglie) Eh, guarda comme cammina… (Grida) Curre!
Giannina (avvicinandosi al fornello) — Mo subito faccio.
Samuele (le strappa l’involto dalle mani e l’avvia verso l’ingresso del circo) — Lascia sta’, m’’o veco[1] io. Accummenciate a vesti’, ca Don Ciccio già ha dato ’o signale pa parata. (Giannina entra nel circo. Samuele mette l’involto sotto il braccio e seguita a sventagliare con grande lena; poscia alza il coperchio della pentola ed osserva con grande cura l’acqua che è presso a bollire. Trasale) Me pare che veco na ’mbolla[2]… (Con ansia) Na furchetta… Na forchetta… (Ed entra precipitosamente nel circo).
Zenobia (compare dalla sua «carovana» recando alcune stoviglie e posate sporche. Borbotta) — Come mai s’è fatto così tardi… (Va al fornello, scoperchia la pentola e, accortasi che l’acqua è troppo bollente per potervi lavare le sue stoviglie, vi versa dentro, prendendola da una brocca che è ai piedi della scaletta, dell’acqua fredda. Quindi comincia a lavare le posate, canticchiando)
Samuele (rientra con l’involto della pasta in una mano ed una forchetta nell’altra; nel vedere l’operazione di Donna Zenobia, ha un colpo; scatta, con accento di disperazione) — Donna Zeno’, vuie che San Nicola[8] state facenno?
Zenobia (un po’impressionata) — Zittu cu sta parola! Beh?!
Samuele — Ma comme? Io metto ll’acqua p’’e maccarune, e vuie ce lavate ’e piatte?
Zenobia (mortificata) — E si lu sapevo, nun l’adoperavo…
Samuele Mannaggia! (Guarda il cielo come per bestemmiare).
Zenobia — Zitto! (Sorridendo) Lu Signore se piglia collera[9]!
Samuele — E che collera?! ’A collera m’ ’a sto piglianno io, ca resto diuno!
Zenobia (continuando a lavare) — E nun fa niente! Che è cascato il mondo?
Samuele — Dio ’o ssape che c’è vuluto per far bollire l’acqua!
Zenobia — E adesso te metto la pulita.