Pul. Quando volete\..(tra sè) ( Sò! staje tosco! io so no ciuccio ve8luto! )
Rac. Professò, levateme na difficoltà; perchè non site venuto?.
Pul. Lasciatemi stare; jeri mi nacquòan affare...
Rin. ( tra sè) ( Na equo! che razza di profe9* sore è costui I )
Pul. Affare simile che in tutto il tempo che io vado in corso non mi è successo mai.
Rac. Ne che ccosa?
Pul. Ma chello che ffa espressione, la paura che mme pigliaje 1 •
Rac. Uhi dicitece...
Pul. Fui chiamato a guarire un giovane dell’età di 20 secoli.
Rin. Secoli! anni volete dire.
Pul. Ah! sì: ho confuso il vitalizio. lu somma dei* 1’ età di 26 anni, che affannava senza po* ter respirare. Gli osservo il polso e vedo che nel suo appello era dubbio; 1’ osservo la ricevitoria sotterranea, ossia il basso ventre, e vedo ch’era pipernoso, tambur roso, ntroppicoso.
Rin. ( tra sè ) ( Che frasi, misericordia 1 )
Pul. Finalmente osservo che il tubo del petto erasi sfoconato ed i suoi affanni sortivano affannosi. Mi si dice che costui il giorno prima si aveva fatta una mangiata di fungi non pioppitelli, e ehe per tal causa gli si era mòppita la tempesta sbudellatòria. Caro mio seguace di Sparacelso e d’Jppòcraco, che aveste fatto in simile caso? a rimedii estremi mali violini... no mali, violoni...
Rin. ( riprendendolo ) A mali estremi, rimedi violenti.