Paggena:Altavilla - No finto casamia.djvu/19

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Pul* Gobi voleva dire, me l’avete levato di bocca» Gli faccio prendere un cucchiaro con dodici acini di tartaro emetico, ito. Ubili

Pul. Amico mio, nelle mie cure sono spicciativo acciò la malatia si risolve; come di fatti si è risoluta.

Mae. È stato buono?

Pul. Sicuro.

Min. Possibile I

Pul. Possibilissimo. Sentite i vantaggi che ne bo cogitato. Questo non si moveva più, e io lo facetté movere pe ccinc*ore continue, di modo eh’ esitò la malatia per vie subornatile. Questo affannava, ed io giunsi a togliergli 1’ affanno in maniera tale che non ha respirato più dalla giornata di jeri.

Min. Dunque è morto?

Pul. Fortuoatissimamente. Sentite mo Io cchiù specioso. Prima che il delinquente fosse passato agli altri calzettoni, io pe ffarlo campà n’auto ppoco, 1* ordinaje no poco di brodo di vacca, ma ristretto ristretto; era quase notte, ma co turno ciò la mamma mettette a ffa no terzo de carne dinto a no pignatiello nuovo co la vocca stretta pe non fa sbaptirà la sostanza. Non accommenza^ je lo primmo vullo, e lo malato depositò felicemente 1’ ultimo sciato e sse la cogliette nzarvamiento nuosto. Figurateve l’ammoina; situano il cadavere suf catalogo...

Min. Catalogo!

Pul. Già; e ttutta la famiglia sgorghigliava per i pupilli i lagrimevoli sorrisi. Quando tutto nzieme, miezo a lo scuro, vedhnmo correfe lo pignato pe ttutta la casa; figurateve: