— u — e dinto a lo cafè te sì assettato vicino a no letterato. ’ " '
Cic. Perchè nce perdive de condizione; tra professore e professore.
Gia. Isso pure è professore/ Famme la finezza non nce veni chiù vicino a moie.
Cic. Quanto annore puoje ricevere.
Gia. Ah/ lazzarone scostumato /
Cic. Guè, statte zitto, ca arraggiato comme storno te donco na palata nfaccia, e... famme sta finezza, mozzeca.(presentanogli il suo pane)
Gia. Non ne voglio, honora/ (gridando)
Con. (a madama) Se maten, a1 è più tar che For*, diner.
Mad. Des affer mont’ ampescè...
Ale. (a Madama) Mersi monziù (uscendo entusiasmato fuori del magazzino)
Bar. Misericordia /
Cic. [ ad Ale.) Signò mozzecate ccà. (presentane dogli il suo pane)
Ale. Leva, leva questa porcheria.
Gia. E chillo vo fa roozzecà a tutte quante.
Con. (guardando a sinistra) Oh! vedete vedete la beila novità.
Bar. Cospetto! Dòn Girolamo e suo figlio con le teste alla condanne!
Ale. Oh che bella caricatura!
Gia. Yi, vi, mme pareno duje piecore tusate.
SCENA VII.
Si presenta D. Girolamo con suo figlio Gennarino, con cappelli in mano per farsi osservare i capelli tagliati in moda•
Gir. (con aria grave) Ecco il rigido eaecutor della moda! (indicando la sua testa)