G.fi. Ècco l’esatto osservator del Bon-don. Tulli. Evviva Don Girolamo! (c. s.).
Cic. (a Gennarino Jiglio) (Vuje site piecoro de r Napole o de Poggia?)
G.fi. Pecoro!>
Cic. Ve veco tosato de chesta manera!
G.fi. tè la moda presente che lo esige.
Cic. È moda?... e quanno è chesto, mozzecate cca primmo d* assaggia chèllo pane, e bedite si la moda antica se fa prezza chiù de la moderna.
G.fi. lo non capisco.
Gia. E chillo va nnante e arreto co cbella palata ,mmano..
Con. f con entusiasmo) D. Girolamo, ecco la graziosa panettiera!
Ale. La bella francese!...
Gir. Oh che gajezza! che gentilezza!...
G.fi. Che fisonomia aggreable, è una rara beltà.
Gir. (si accosta al magazzino ed inchinandosi dice) Madama sgiantil: donemuàlepen: combien secut?
Mad. A trua gren, a catr gren, com volevu.
G.fi. (inebriato dice ad Alessio) Come parla bene! come parla bene / parla con la bocca...
Ale. Bravo! fatt’annore, cresci sempreppiù in bestialità 1 parla co là bocca! e comme aveva da parlà?
G.fi. voglio dire con la bocca ridente.
Gir. (mangiando qualche ciambellelta) Oh! che nettare! oh che gusto.-, a voi; presentandone una al figlio) mangiate con gentilezza
Gennarino mangia, ed egli si unisce cogli altri a discorrere con madama nel magazzino)
Gia. Vedite...vedite... quanta caricature mmiezo a sta strada... oh tempora!