Pan». (ad Agne.) Sine bella mia; tu tiene na grazia che incanta, Imi tutto per innamorare. (per baciarle la mano) ^
Agn. Nè, nè; te staje cojètó o.no?
Pul. (osservandoli) (Uh ccancaro de che se tratta? voglio...) (per inveire)
Lor. (trattenendolo.)y(Fermai!!)
Pul. (Che aggio, da ferma; io sto ttenenrio na can-. neia aT mio istesso lampione.)
Ans. (guardando a dritta) (Uh! veco veni lo patrone... ritiraminoce!) (si rendono i/ivisiòili.)
SCENA V.
Barone e detti, indi Lorenzo» Ansklmo, Grazia, Pul. cinella, Giacinto e Marietta.
Bar. (ad Agnese) Che fai tu. qui?^
Agn. Chisto m’ haMiito...
Bar. (a Pan.) Siete popo segreta; (ad Agnese) esci e non entrare più.
Agn. (avviandosi dice sotto voce a Pangrazio) (Scorteci), quanno te veco ambascio, te sciacco.) (via per /’ interno)
Pan. (Grazie de l'attenzione.) (Lorenzo fa capotino dalla porta di tùezzo).
Bar. Verameme,dirigersi alla cameriera, non sembrami... v •.
Pan. jCaaimarera! e non è. ccheJIa D.’ Errichetta?
Bar. Oibò, io ho fatta V ambasciata alla mia pa^ drana, essa vi prega di nascondervi in quella stanza, (mc//cam/0 la porta in fondo a dritta) e considerando che avéte desiderio di rifucilarvi lo stomaco, vi manda qqesta piccola ^foujplifmeji^Q. (gli presenta una pt&oià)
Pan. Gnò? e sto torroQcino corrusivo da dò è asciuto?