chetta da mia moglie! dunque essa è I’Jnde(maK.) Attendete un moroento, vado a far 1 ambasciata alla mia Pignora 1 (entrando a dritta dice tra tè) (-Sì, la mia vendetta è decisa.)
Pan. Sto matto de casA non me persuade, no poco ride, no poco ròseea dipto a li diente... Ma chia; (guardando a dritta) se une vene na pagnottella da sta' parte; fóss’ essa? mettiamoci io aria di boadò.
rai. (tra tè) (L’affare camina bene.)
SCENA IV.
Agnese e detto, indi AmstMO, Lorenzo, Pulcinblla e tijuziA, infine il Barone.
Agn. (guardando Parigrada H E sto D. Nicola da dò è asciuto?) (ilSuddetto saluta con caricatura) Nè, ne, e pperchè te vròccoiie til mo?
Pan. (tra sè) (Chepparià chiaotuto!) D.’ EtticheUa mia...
Agn. (D.a Erriòhelta! sò,-tiravo!) E che baò-da D.’ Erriebetta?
Pan. Comme ebe tagliò! vuje ro’ avite mannato no viglietto. (tettano parlando tra loro)
(Anseimo con i suoi compagni si rendono visibili, e restano, sulla soglia detta porta di ipexso)
Ans. E isso? (sotto voci a Grazia indicando Pangrazio)
Gra. Ncarnè e ossa.
Lor. State indietro voi altri.
Rai. (dal suo luogo osserva Lorenzo e gii altri) (Diavolo! costoro qui 1)