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di risolvi con quella prudenza <feltata dal tuo linissimo ed interminabile ingegno, (entra)
S.C E.N'A. V; '
Errich&tta seguita dal Barone Ferdinando e da Eugenio suoJìgli+.
Err: (rabbiosa) Oh basta;, non jBiale così prolisso...
Bar. Ma perchè questo cattivo umore?
Err. Perchè così rmi piace.
Bar. Ma qual n" è il motiva? Ci siamoincarrozzati <jod tanto piacere, ti ho domandalo dell’amico Carlo, e^ni hai detto et/ è rimasto qui per scrivere un premuroso biglietto' ad un suo conoscente. Appena dati pochi paesi, sei diventata una furia senza dirne lacaùsa. Parla, parla, Errichettuocia mia...:
Err. Siete pur seccante! vi replica non è nulla, mi passano alcuni grilli pjBr la testa Che...
Bar. Ti passano i grilli! ed io, come tuo maritò, non debbo saper niente di questi grilli? dun' que io sono un cavolo, dunque tu non mi
< ptezzi, non mi ami?...
Err. Insommà volete ch^ vi lasci parla’ solo come un matto? ' Bar. No, no, restate, restate.. Me n' anderò io ’ sì e:.’ (con dispetto) me n’ anderà persem • pre,.
Err. Andrete nelle braccia dei vostri figliacci.
Bar. Non mi'parlate di colore; son sicurissimo Che poco mi prezzano,il mio segretario me lo ha fatto riflettere, ed ipgUefle son ^rato. Ala per te -, per tè..r mè Manderò dove,mi pare; sì, lascerò sfogai’ la rabbia contro te stessè e