Anselmo — No.
Felice – E voi avete detto ’a sotto p’’e chiancarelle?
Anselmo No, io voleva dire… la suddetta Paparella (tutti rassicurati si mettono a posto)
Felice — Ah! Sangue de Bacco! Mo nc’a mengo ’a saggia. La suddetta Paparella, ’a sotto p’’e chiancarelle! (siede).
Anselmo (seguitando) Dunque, la suddetta Paparella, come serva della casa e donna salata… e donna salariata poteva dire che io saglio ’o pallone… che i suoi padroni non si contrastavano mai, ma nonna nonna…
Felice — Che vene mammone…
Anselmo — Ma no… ma no.. Essa venne a durece…
Felice — 'Alice!
Anselmo — - Essa vene a dirci che il Sig. Felice e sua moglie se cuccavene ogne minuto secondo.
Felice — E quanno nce suseveme?
Anselmo — Si contrastavano ogni minuto secondo, (pausa beve). Signor Presepio… signor Presidente, si prore a buje e a Giustina…
Raffaele — Piano piano avvoca!
Anselmo — Se preme a voi la Giustizia, potreste credere che questi contrasti venivano secula… per secula…
Felice — Seculorem amen!
Anselmo — Se… sempre per parte della maglia… della moglie? E chi-chi-ri-chi.
Felice — È schiarato juorno.
Anselmo — E chi… chi non sa che la donna è assai più debole del marito? E poi, guardate sta tigliola, e ciuncate voi sig. Presidente.
Raffaele — (Tu e l’arma ’e mammeta).
Anselmo — E giudicate voi, signor Presidente, se in quel vizio… viso vi può essere mannaggia…
Felice — Ll’arma ’e patete.
Anselmo — Mannaggia…
Felice — Chi t’à allattato!
Anselmo — Ma… mal… vagita! (crescendo). Essa non è col pepe.
Felice — No, è c’’o sale!
Anselmo — Non è colpevole, è il marito che vuole pane cevuze e casecavalle…
Felice — lo voglio pane cevuze e casecavalle?
Anselmo — Che vuole paglia per cento cavalli!
Felice — All’arma d’’a lengua!
Anselmo (gridando) — Ma chi di voi non tene corne?
Felice — Mo jammo carcerate tutte quante.