Concetta
(timidamente)
Ma che te ne mporta a te?...
Raffaele
(levandosi, quasi minaccioso)
Ma nun di’ che te ne mporta, bestia!
Silvia
(impaurita)
Mammà!...
Raffaele
(a Concetta, spiegazzando il copione e cercando il brano che vuol leggere)
Siente, siente che dice... ’a signorina!... (leggendo) «E non sono io forse carne della tua carne? E tu puoi dirmi che ho peccato? Tu, filosofo e scienziato, tu che hai sentito, non agghiacciato dalla severità delle tue indagini sperimentali, che nell’amore in tutto l’amore, è la sorgente della vita, ed è pur quello che ci fa obliare la immensa, la profonda tristezza della vita?! Condannami dunque, tu che, attraverso l’amore, mi hai dato la vita!...». (Dirimpetto il valtzer ricomincia lento. Si vedono le coppie ballare, passare, mescolarsi. A Concetta — che lo guarda, attonita — esaltandosi sempre più) E siente, siente che dice, stu bello pate moderno! (leggendo) «È vero! Io non ho il diritto di condannarti...». Capisce?! «Una folla di tradizioni funeste è sbandata dalla impe-