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(Una pausa). Perdonami, figlio mio! Perdonami! Come faccio a sopportare questa vita e a mangiare il pane dell'ergastolano, se tu non mi perdoni? Anche Rosina mi perdonò in punto di morte. Ti ricordi? Pioveva. E tu ci avevi sette anni, e non ci vedevi, figlio mio. E quella notte riposavi accanto a Rosina... E quella povera infelice innocente spirò addosso a te, condicenno che era una calunnia, e che mi perdonava... mi perdonava...» (Non può proseguire).
Serafino (eccitato e stanco, dopo un ultimo sforzo per contenersi, prorompe in dirottissimo pianto. Poi stringe le braccia contro il petto, come riabbracciando l'agonizzante; e rievoca, a frasi rotte, affannosamente, l'ultimo colloquio con sua madre. Par che egli riviva l'ora tragica di quella notte:) — « Mammà?... Mamma mia!...» — « Bello 'e mamma soia! Nun ce credere!... » — « Mammà!... » — « Nun ce credere, figlio mio!... » (In un rantolo esasperante:) — « Mamma mia!... Mamma mia bella!... »
Don Pellegrino (si toglie le lenti, che serba in un astuccio e poi nella sottana. Ha gli occhi lucidi e rossi).
Serafino (stancamente:) — E po'?... (Ora, i suoi singhiozzi son più lievi e più radi, e men aspro è l'affanno).
Don Pellegrino (con prudenza, piegando il foglio:) — E poi... e poi, ti fa sapere che fra tre giorni passerà a fattori... Invoca di nuovo il tuo perdono. E ti abbraccia, e ti benedice. (Mette la lettera nelle mani dell'orfano).
Serafino (porta istintivamente il foglio alle labbra, e lo bacia; poi, lo serba sotto la giacca).
Don Pellegrino (la mano su capo del giovine, con bontà paterna:) — Le lacrime del pentimento purificano l'anima d'ogni peccato. E beati i peccatori che sanno piangere. Tuo padre sconta il suo Purgatorio quaggiù. Tu raccomandalo al Signore, nella tua preghiera.