Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/67

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Don Pellegrino. — Aspetta, Serafino, Debbo parlarti


(L'albino esce dal suo gruppo, che si sofferma, e poi procede ed entra nella sua camera. Ma Fortunato non si muove).


Ardia (a Fortunato:) — Avanti, Saggese!
Fortunato. — E Serrafino?
Ardia (duro:) — Mo vene Serafino. Avanti!


(Scontento, Fortunato si avvia verso la prima porta di sinistra. Presso la porta egli sosta un po' e distende le mani, come avvertendo la prossimità della parete. Poi, esce).


Ardia (al prete, toccandosi il berretto:) — Altri comandi?
Don Pellegrino. — Buon riposo, Ardia.
Ardia. — Bona nuttata. (Dispare nel corridoio di sinistra).


VII.


(Domina la serenità claustrale del silenzio. Sul mare, su la balaustra del verone e su la zona fondale del cortile, il chiaror plenilunare. A tratti, l'onda freme, nelle cavità della scogliera).


(L'inserviente Zaccaria attraversa il cortile, dal corridoio di destra verso quello di sinistra. Vede Don Pellegrino e, senza fermarsi, s'inchina, si tocca il berretto e si bacia la punta delle dita, dopo di avere accennato con la mano al sacerdote. Esce).

(Dal mare, un po' lontano, il canto festoso di una brigata, su gli accordi di mandolini e chitarre).