Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/39

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SCENA NONA.


Detti. — L'Usciere.


L'Usciere (un tipo gracile, sbarbato, sbilenco. Veste un soprabitino nero, attillato, e un po' logoro e sbiadito. Un gran cappello duro, dalle ampie falde, gli scende fin quasi su le orecchie. Parla con voce sottile, feminea; e ogni tanto tossisce. Porta sotto il braccio un rotolo di carte bollate:) — Il signor Giacinto Majetta!
Majetta. — Comandatemi.
L'Usciere (s'inchina e tocca appena con la punta delle dita le falde del suo cappello. Poi, prudentemente:) — Ce sta n'effetto vostro, sconato alla Banca popolare cooperativa di Napoli, e già scaduto. Vi si è accordata anche una dilazione, piuttosto lunghetta; ma voi non vi siete presentato allo sportello... Capirate benissimo... bisogna procedere a norma di legge... Ho lasciato gli amici fuori, per evitare la pubblicità... Dunque?...
Erricuccio (con grande padronanza di sè, quasi con orgoglio:) — Casa Majetta ha pagato sempre! E pag, a qualunque costo!
L'usciere. — Ne ero sicuro! I galantuomini si conoscono!
Erricuccio. — Quanto è?
L'usciere. — Ecco. (Inforca gli occhiali e consulta un po' gli atti). L'effetto, compreso l'importo delle spese del precetto e del protesto, ammonta a lire millecentonovantadue.
Erricuccio (da una saccoccia interna della sua giacca ha già estratto tre biglietti di banca, uno da mille e due da cento lire ciascuno. Ora toccandoli appena, con evidente repulsione, li consegn all'usciere:) — Mille... Mille e cento... Mille e duecento...
L'usciere. — La specifica è qua (e gli mostra uno degli atti).
Erricuccio (subito:) — Nun voglio riesto.
L'usciere. — Grazie. Lo dicevo io al notaio: « Vedrete: Majetta farà, come sempre, onore ai suoi impegni ». Saccio io addò stanno 'e ppecore zoppe! (Deponendo