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Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/38

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ginocchia il capo di Nanella, la quale, sempre gemente, si abbatte su la sedia! e si alza, ripetendo, come a ribadire un suo proposito intimo:) — A te... e a Turillo. (Muove qualche passo verso l'uscio di strada).
Majetta (si alza di scatto, e con passo rapido, va a piantarsi presso l'uscio, invocando, come a scongiurare una catastrofe imminente:) — Nanè!... Figlia mia!... Erricuccio se ne va!
Erricuccio (subito soffermandosi e agitando le mani in aria, come per soffocare il grido paterno:) — No, papà!
Nanella (istintivamente, cercando di sollevarsi e aggruppandosi allo schienale della sedia, grida con poca forza, ma con tutta l'anima:) — Erricù...
Majetta (senza neppure una pausa, incalzando:) — Se ne va! 'Ngalera se ne va! E nun 'o vedimmo cchiù!
Nanella. — Erricù!... (Protende disperatamente le braccia in avanti).
Erricuccio. — Sora mia! (Si precipita verso la giovine, quasi la solleva fra le sue braccia, si avviticchia a lei, balbettando, in un delirio di terrore, di tenerezza, di pietà:) — No!... No!... Nun te mettere paura!... Erricuccio nun se ne va!... Erricuccio nun se ne va!...


(Stanno avvinti l'uno all'altra, qualche istante).


Majetta (piega le braccia e il capo, e sospira)


(Un silenzio).

(Due o tre colpetti su le lastre dell'uscio di strada).


Majetta (sussultantdo:) — Chi è? (Si avvicina all'uscio, sospettoso).


(Simultaneamente, Erricuccio e Nanella si staccano, senza guardarsi. Nanella si abbandona alla sedia, presso il tavolo; Erricuccio si sostiene ad una delle panchette. Dopo breve esitazione, Majetta apre).