Paggena:Teatro - Aniello Costagliola.djvu/195

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chiudersi l'usciolino del pianerottolo, riappare alla porta dello stambugio. È pallidissima, d'un pallore di morte. Ha la capigliatura e le vesti discinte. Volge intorno, rapidamente, gli occhi dilatati, e intuisce la tragica realtà. Si accosta con passo vacillante ai piccini e interroga con poca voce, ma con grande urgenza:) — E papà? (I piccini la guardano, come attoniti).
Sciurillo (inconscio e supplichevole, leva ambo le manine all'imagine del Santo:) — San Biciè!... Nun 'o fa' murì a papà!
Carmela (comprende, sobbalza. È sconvolta, agitatissima: dal capo alle piante ella è tutta un brivido. Il suo petto si rigonfia e si abbassa, con impeto irresistibile. Raggiunge la finestra e si sporge a guardare all'insù, verso il terrazzo. D'un tratto, il suo grido altissimo, lacerante, squassante, rompe la quiete. Ella invoca follemente, protendendo in alto le mani, come per trattenere un corpo che precipiti:) — No!... No!... Michè?!... (Poi, in un urlo che non ha più nulla di umano:) Ah!... Dio!... Dio!... Dio!... (Si copre il volto con le mani, per non vedere lo spettacolo raccapricciante. Retrocede di qualche passo, e viene ad abbattersi di peso contro il suolo, accanto ai suoi piccini, silenziosi e storditi).
Rapidamente, il sipario.


FINE.