Paggena:Teatro - Achille Torelli.djvu/84

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resina con gest0 di tale vituperio che lui si sentì come dare un colpo e stese quusi la mano a pararlo.

Quel poveraccio dello Zio Prete, forse la prima volta in vita, scoppiava a piangere, ed era così brutto, che per contrasto rendeva addirittura un incanto il gruppo delle fanciulle y del giovane, che, anche Ini» er^ da dipingersi per la profondità del suo soffrire.

— Senti, Donato - - prese a dire a stento la Filomena — tu te ne vai... e le mie preghiere.... e l’anima di mamma m:a ti accompagnano.... Ma le mie preghiere dureranno poco, perchè non arriverai a Massaua che io, qui, sarò morta... E quando sarò morta... sorelle non ne ho... fratelli non ne ho... mio zio niente vorrebbe del mio... e quei denari maledetti che ho... li lascio, per una parte, a Teresina, perchè possa sposare Gennarino, e per un’altra a te... Non dir no! Non dir no!... Se non li vuoi buttali... Quando son morta, sei padrone di farne quello che vuoi.... Ma voglio morire con la coscienza tranquilla...

A questo Teresina cacciò un urlo tra i singhiozzi che la soffocavano. — Ma che ci avete in petto? core o scaglia di marmo? — E, come avrebbe fatto una mamma, strinse l’am-ca fra le rbaccia. cullandola, come se in questo modo avesse voluto alleviarle il dolore.

— Voi... voi Filomena — stentò a dire il giovane disfatto anche lui dalla commozione. — voi s’ete una figliuola... che io... non avevo capito bene prima di ora-. Se vi avessi capito prima...

— E ci voleva tanto! — uscì a dire lo zio mandandolo alla malora col gesto.

— Hai fatta una bella cosa! —< sogguns? quello sempre piagmiccolando.

— Io... non reggendo allo scorno di essere retrocesso a soldato semplice...

— La superbia! la superbia! il primo dei peccati mortali! — strepitò il prete agitando in aria le braccia.

— Avrò peccato... ma... vi assicuro... che ne faccio un.» penitenza... una penitenza amara più della morte...

— E non ci vedremo più? — domandò la povera Filomena con la morte dipinta in viso

— Se Dio ha stabilito...

— Sia fatta la sua volontà! — terminò a dire Gennarino, rientrando in quel punto, condotto pel braccio come un arrecato, da Ciccillo: — Quello che è scritto e scritto!

— S’è arruolato anche lui! — disse Ciccillo.

— Tu pure?! tu pure?! tutti e due?! — gemè Teresina al colmo della desolazione.

Gennarino, togliendo la frasa a una farsa che aveva suggerita, le rispose drammaticamente: — Questo ciel non è terra per me! — E seguitò a metter fuori il meglio del suo repertorio, un pò in dialetto un pò in italiano: — Dio è il maestro d’ascia e noi uomini siamo come le sue piallature... Siamo