Paggena:Teatro - Achille Torelli.djvu/56

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— Assassino! Essere infernale! Spirito di abisso! — strepi, tava a più non posso Don Tito.

E Portogallino immobile, balordo, impugnava lo spiedo infilzato nel culaccio di manzo.

Pioveva a dirotto; e il sudicio viottolo, dietro la caserma di Piedigrotta, dove abitava lo Zio Prete, s’era dato una buona lavata: le lastre della via lucenti come lamine di zinco, specchiavano la luce grigiastra e i viandanti capovoltati.

Da qualche mese Don Tito aveva rinnovato le docce della tettoia di casa, per raccogliere nell’orto le acque piovane; e aveva sospirato la prima pioggia, per vedere come si scaricassero nel serbatoio, che doveva irrigare, in ispecie, l’insalata cappuccina eosì eara al suo palato; ma ora che la pioggia era venuta, e come! lui aveva il capo a ben altro. Con inquietudine stanca se ne stava dietro una finestra, e vedeva, in istrada, venir Gennarino, inzuppato come una spugna, col cappelluccio a gronda gocciolante, il bavero tirato su, le mani in tasca, i calzoni rimboccati. Sgambettava, saltava guazzi e pozzanghere.... Pareva avesse uno gran fretta d’arrivare; ma, in realtà, tentava vincere, eoi moto accelerato, i brividi che gli correvano per l’ossa.

— Se non altro, è un figliuolo riguardoso — pensò don Tito, uscendo dalla stanza per andargli incontro. — Almeno mostra premura di venirmi a ragguagliare di quanto è successo.

lì da quella stanza, così detta delle carabattole, dove erano ciarpe, bazzecole, mazzi di fiaschi vuoti e altre masserizie messe lì perchè non ingombrassero la casa, passò nella saletta d’entrata, e da questa, su] pianerottolo; e si sporse a guardare in gin tenendo la tabacchiera da una mano e la presa di tabacco dall’altra.

Intanto, Teresina e Filomena, alla fioca luce delle scale, a momenti le ruzzolavano, per troppo ansia di andare incontro a Gennarino.

A sinistra dell’ingresso v’era uno stambugio, sotto la prima branca della scala, dove la portinaia (una beghina, rovinata per aver «lato il suo in oblazioni) faceva un pò di mangiare con. un fornellino mobile di tufo; — e appena Gennarino eblbe visto quel fuoco, non andò oltre e si mise a gambe aperte sul fornello, alto un palmo da terra.

Lo Zio Prete avrebbe avuto un bel attendere, senza tirar la sufi presa di tabacco.

— A buon conto, viene o non viene sta tartaruga? —’ gridò dall’abo alle ragazze

E queste, mentre tempestavano di domande il giovane, lo presero l’uno per un braccio l’altra per l’altro c lo tirarono fuori d;d sottoscale, con gran sollievo della portinaia, ingru gnita n vedere i) suo tegame sotto l’areo di quelle gambe.

Ebbene?,.. Dunque?... Donato? Dite? — gli domandava fitto «ito la Filomena.

Ecco... Un momento.... Sta meglio di voi e di me.... La