Ersilia — Tene no dolore sotto a lo core.
Timoteo — Ah! l’affare è serio.
Vicenzino — Vedite che guajo!
Timoteo — Priesto no poco d*acqua dinta a no vacile.
Ersilia — Vaco subeto. (via)
Timoteo — (A Vicenzino) Vuje jate a piglià na cinquantina de carte senapate. (Felice si lamenta sempre).
Vicenzino — Mo manno subeto la guardaporta (via).
Timoteo — Prescriviamo intanto un calmante (siede a tavolino per scrivere).
Felice — (Si alza e va da Timoteo). Zi zi, so io.
Timoteo — Che! Felice! Tu che faie ccà ncoppa, Ah! quacche mbruoglio staje combinanno che ti sei finto ammalato, ti voglio rovinare, ti voglio subissare.
Felice — Zi zi, dicite che stongo malato, si no dico a D.
Angelarosa — che vuje venite a fa l’amniore ccà ncoppa.
Timoteo — No, tu mi precipiti, mi rovini, corchete, che mo ammento io na mbroglia.(Felice si mette con la testa sul letto. Escono Ersilia con bacile d'acqua e tovaglia e Vicenzino con bicchiere di aceto).
Vicenzino — Le ccarte senapate mo venene, ecco ccà no poco d acito.
àrsili A — (Dà il bacile a Timoteo). Ma che è stato?
Timoteo — Un attacco alla testa, un ramo di pazzia. (Félice lo guarda) un ramo di pazzia! i«;knzino — Pazzo! (Felice si alza, prende il suo bastone e fa delle azioni di pazzo per la scena e Timoteo che gli butta I*acqua con la mano sulla faccia; indi si prende lo scemis <ti Vicenzino ed il suo cappello; è arrivato sotto la porta di fondo, sempre facendo mosse di pazzo).
Cala la tela.
Fine dell’atto primo