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Caro. Grazio, signore mio.
Fui. ( tra sè ) ( Questo volto è per me un incanto! )
Caro. (c. s. ) (Io che ssaccio, tene na faccia... na calamita dinto all* nocchie che...va, va, lassarne evita 1’ occasione, lo core mio è dde Giulio e non se ca^na manco pe Itutto II’ oro de Io rounno. ) Permeitele?
Fui. Servitevi. ( Carolimi entra )
Fab. ( comparisce parlando con Pietro ) Caro mio, così voglio e non occorrono repliche.
Pie. (con un involto fra mani) Secunno Io ssolilo so berillio du Avellino pe (Fa 1’ esazione de li ccase meje, e aggio arrccuòveto pure na somma grossa de na cambiale scaduta. A ssej’ ora de notte aggio da porti n’ nula yota, e... t - f
Fab. E dunque vi ostinate a non voler prendere. un ristoro in casa mia e riposare un poco?
Fui. ( guardando attentamente Fabiano) ( Non m’ inganno, è lui. ) D. Fabiano?
Fab. Vostro servitore. ( curiosandolo )
Fui. Che? non mi ravvisale più.
Fab. Olii siete?
Fui. Oh come P età pnerile fa rimanere impressi gli oggetti!... lo credo benissimo, non poirte affatto ricordarvi di me. Corrono 14 anni che oon mi avete più veduto.
Fab. E prima di quest’epoca, dove?..
Fui. Dove? noi collegio di Roma, ove trovavasi vostro uipote.
Fab. Caro mio. nella moltitudine degli alunni non poteva rimanere impressa la vostra fisono* mi... Bravo! Ito piacere dunque di rinnovellare la vostr’ amicizia: da quanto tempo siete fuori del collegio.?