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Ans. Che ddicite?..
Pep. Vuje parlate co zziamo ca isso ve riapoanarrà per me...
Ans. M&, mme date licensa di a ramar parola di matrimonio?
Pep. Parlate co zziemo ve dico.
Ans. E va bene \ mo che avrò 1* onore di presentarmi a D. Paograzio, dirò i miei appassionati sentimenti.
Pep. t Troppo bene, permettetemi, (perentrare)
Ans. Vorrei baciarvi la mano in segno di...
Pep. ( dietreggiando )No, bo; non conviene. Combinate ii tutto e poi vedrete quanto ve stimarrà Peppina! ( emiranda dice tra sè) (Presentateve a zzi Pangrazio ca me darrite occasione de ridere comm1 a ppazza 1 )
Ans. O che giorno fortunato per sarà quello di strìngere la mano de Peppina; io essere, sposo de sta quaglia settembrina L. non c’è 6iato ♦ nè uce surra maggior consolazione di quest* pe Io core de’Anselmo RaganeU la. ( afe ) *’ j T
SCENA -V. • ’; ’: •
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Fulvio, indi Carolina dalla barocca; quindi D. Fabiano col suo amico Pietro, in ultimo Cablo e Raffaele.
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Fui. Gran che-! non mi stancasi r occhio ifel mirare le bellezze di questa città! Ne fui assetate dell’età di dieci anni; éd ora, scorsi due lustri, io qui tftorqo e resto aJP intutto sorpreso net Vedete la moltitudine degli edilìzi. Ah si: Napoli f>uò dirsi il vero