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miseria e nobiltà
il motivo della ritirata, e Gemma le fa coro. Tutte e due ridono con aria di scherno).
Ott. (dopo una pausa) E mi lasciato cosi barbaramente?.. Non mi dite altro?
Gem. Nient’altro, non ho altro da dirvi.
Ott. Ebbene, ci penserò, e spero di farvi contenta, perchè mi sarà impossibile dimenticarvi, o Gemma. Vi amo troppo, e col tempo ve ne convincerete! (una pausa) Uno di questi giorni resterò a pranzo da voi. Vostro padre voleva farmi rimanere oggi; ma con mio dispiacere non ho potuto accettare, perchè avevo un altro impegno.... Vi farà dispiacere se pranzerò un giorno con voi?
Gem. Oh, anzi, staremo più allegri!
Ott. Bravissimo! Dunque, arrivederci mia cara!... A questa sera.
Gem. A rivederci.
Ott. Col tempo ve ne convincerete... ve ne convincerete... (Bisogna aver pazienza e costanza, io so il mestiere! ) (via).
Gem. Ah! ah! ah! (ridendo) Quanto è curioso!
Bett. A chell’età vo’ fa ancora lu giuvinotto!
Gem. Appena sente parlà de spusalizio se ne scappa!.. Basta, Betti, mò che simme trasute dinto a lu palazzo, lu guardaporta m’ha cunsignato stu biglietto. Dice che nce l’ha dato Eugenio da stammatina, e non ha avuto tiempo de me lu dà primma... Vedimmo che dice (apre il biglietto.) Attiente, Betti! Avesse da veni papà?
Bett. Nun avite appaura, leggite! (va a guardare verno l’uscio a destra.)
Gem. (legge) «Cara Gemma, oggi presenterò a tuo