vrendosi la burla sarò mostrata * dito ’d<t tutta la nobiltà mia para. ^.
Sim. E come pensate di fare?
Bar. E che saccio! Pensa tu Simone mio 5 ajntame.
Sim. Io direi di prender % tempo, trovare un» scusa per nou prendervi il denaro.* o pure dì differire la consegna della, nobiltà; e domani poi divenendo voi padrona di una gran somma di denaro, restituirgli il suo denaro, e .dirgli che vi siete informata che la nobiltà non si può vendere.
Bar. E pure dici bene; così farò..;
SCENA VII.
Fonzo prima dentro e poi fuori, e detti.
Fon. di dentro. T assàme 1 a vede si è venuta.
Bar. JLi Ah /... Eccolo cca, mo vene.
hSim. Fate quanto vi ho detto, e non ton te.
'Fon. fuori con gravità. Venisti o Margherita?
Bar. Venni, si venni, ma nou m’ insultare.
Fon. Chi t’ insulta?
Bar. Mi hai chiamata Margherita. *
Fon. Ma figlia mia, dattc pace... Che I Voli ve essere ancora chiammata Baronessa!... La tua Baronesseria c venuta a me, ed io songo » • • § v
Bar. Lo Barone, Io saccio;
Fon. T’ aje saputa pigliare Jo sango mio in tart. ti dormiglione. Bar. È vero.
Fon. E accolla mo, e statte zitta. ’ V ~
Bar. Oh destino perverso! ■*
Fon. Cca non c’entra nè Averza, nè Capua... Dirami, siamo all’ordine?
Bar. Sà, ma mi devi consegnare altri pochi ducati.
Fon. Sissignore; è troppo giusto. Pulcinella l
Bar. Perchè chiami quel toelenzo?