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Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/96

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NAPOLETANO
to chillo[1] chiacere in chietta, com’av’io mediemmo! E sacci, cha qualle appe filliato Machinti[2], a cuorpo li compari lie mandaro lo chiu bello puorco, cha bidissovo ingimai, e mandichaosillo tutto; cha ’ncelle puozza, si buoi tu, benire scaja[3], cha schitto     piacere inchietta, com’abb’io medemo! E sacce, cha quando appe filliato Machinti, a cuorpo li compari le mandaro lo chiu bello puorco, cha bedissevo ingimai, e manducaoselo tutto, cha nce le pozza, si buoje su, venire scaja, cha schit-

    zia, dalla quale si è anzi scostato, ed è caduto nell’accento Siciliano, o Calabrese.

  1. Chiacere. Anche quì fu ingannato dall’analogia. Siccome i Napoletani dicono chiù, chiovere, chiano in vece di più, piovere, piano, così egli credette dover dir chiacere in cambio di piacere, e fino a sei volte replicò questo grosso errore.
  2. A cuorpo. Corrispondeva al Toscano di botto. Era una maniera di dire presa dal Francese, allorchè i Sovrani di quella nazione regnando tra noi aveanci introdotte nel linguaggio molte parole di quella lingua . Usano assai i Francesi la voce coup, dicendo beau coup, d’un coup, a coup sur &c. Oggi è affatto disusato quello modo di dire a cuorpo per dinotar subito.
  3. Scaja. Corrotto dal latino scabies. Oggi voce disusata affatto. Ma non è mutata l’imprecazione giocosa, che qui usa il Boccaccio,
Dial. Nap.
Dgiac-