Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/65

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DIALETTO


la somma difficoltà incontrata ad apprenderla, causarono in ciascuna parola.

A niuna cosa meglio potremmo comparare lo sconcio causato neL Latino da’Barbari, quanto alla lingua Franca parlata da’ Turchi oggi in tutte le Scale del Levante. Analiziamola un poco, e vedasi se andiam lontani dal vero. Che cosa è la lingua Franca? È una superficiale nozione di termini Italiani che gli Arabi, e i Turchi fanno senza alcuna conoscenza di grammatica, e per pura pratica adoperano, quanto basti loro a farli alla meglio capire. Il Levantino giunge per pratica ad apprendere l’infinito di qualche verbo nostro, come farebbe il verbo stare: ma senza grammatica, e senza sludio, e niente aiutato dall’imitazione della sua naturale, e materna lingua ignora la: conjugazione, sicchè di quella sola voce si serve a far tutto il verbo, e in vece di saper dire io sto, tu stai, quello stà, noi stiamo, &c. va dicendo e ripetendo sempre io stara, tu stara, quello stara, noi stara, voi stara &c. Così fa i modi e i tempi, e coll’ajuto degli ausiliari esce come meglio può d’intrigo. Gli basta essersi fatto intendere, Quello perappunto avvenne del Latino in bocca aì Longobardi. Giungeva il Longobardo per esempio ad apprendere la voce fœmina: ma quella nazione feroce, e nemica delle lettere sdegnava darli la pena di apprendere le variazioni della declinazione nel genitivo, e nell’accusativo, e dir fœminæ, fœminam, e nel plurale fœminarum, fœminas, fœminis. Andava dicendo sempre femina al singolare, femine al plurale, ed ecco il nostro

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