Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/66

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NAPOLETANO


volgare. Poi nel meglio formarsi la nuova lingua l’articolo indicò i casi.

Quasi io stesso avvenne ne’ verbi. Ne ignorarono la conjugazione in gran parte: non distinsero i passivi e dovettero servirsi molto de’ verbi ausiliari; e col supino, e l’infinito fu coniugato quali ogni tempo, ed ogni modo.

In breve (giacché non è nostro istituto l’entrar in quella ricerca) provisi a parlare il Latino sul gusto della lingua Franca senza grammatica, e con poca conoscenza delle inflessioni, e con que’ raddolcimenti o alterazioni di pronunzia, che soprattutto li fanno da chi apprende per abito una lingua non propria, e si vedrà subito, che il Latino si converte in Italiano.

Sicché l’epoca della nascenza del nostro volgare dialetto pare a noi doversi far risalire fin al momento dell’arrivo de’ Longobardi, che fondarono il Ducato Beneventano. Che se a taluno parrà eccessiva tanta antichità, giacché; sei secoli intieri, passano prima, che si trovi in iscritto alcuna memoria del nostro volgar dialetto, lo preghiamo a riflettere, che anche della lingua Franca finora non esiste niente per iscritto, e ciò non impedisce che non siano tre, o quattro secoli, che questa si parla.

L’autorità rispettabile del Muratori, a cui rimandiamo chi vorrà più distesamente sentir ragionar di ciò, e le irrefragabili pruove, che egli adduce, confirmando la nostra opinione, ci dispenserà dall’aggiunger quì altro. Passeremo adunque a dire, che nel secolo decimoterzo era di già formato tutto, e perfezionato il nostro dialetto non men che il culto Italiano a segno,

che