Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/36

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NAPOLETANO

è il Francese, tanto lo è il Napoletano più dell’Italiano istesso. Nè potrebbero dir altrimente, perchè le orecchie di qualunque uomo, anche le più dure, e disarmoniche, gli smentirebbero, se volessero negarlo. Piglisi per farne saggio quello verso, che scegliamo a caso, e solo perché incontrasi in una arietta, che poco fa fu in scena

Nè Signò? me ne pozz’ì?

Sostituiscanvisi colla stetta modulazione di canto messavi dal gran Paesiello, le corrispondenti Italiane: eh Signor? me ne posso ir? Decidasi da chiunque.

Se questo esempio come di verso soverchio breve non li credesse bastante a far il confronto, e la decisione, rapporteremo questi versi d’un notissimo duetto messo in musica dall'immortale Piccinni.

Proposta. Vado a votà la rota,
                   Vado a trovà l’amice,
                   Venite quacche vota
                   Veniteme a trovà.

Risposta. Tu che bonora dice,
                   Io sò Coletta toja,
                   Marito caro gioja,
                   Non farme speretà.

Siccome tutte le parole sono d’origine Italiana, tolta la semplice mutazion dell’inflessione, che ricevon dal dialetto, ecco che vi controporremo le precise Italiane non badando a conservar la rima.

             Vado a voltar la ruota,
                   Vado a trovar gli amici,
                   Venite qualche volta
                   Venitemi a trovar.

Tu