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Paggena:Del dialetto napoletano - Ferdinando Galliani (1789).djvu/32

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NAPOLETANO

cesi sciato per fiato, sciore per fiore, scioccare per fioccare, sciummo per fiume. Talvolta poi è lettera sovrabbondante, e cacciatavi dalla forza della pronunzia, come scompere per compiere, sfrenesiare per freneticare, sgobbo per gobbo, etc.

Sulle mutazioni delle altre lettere diremo primieramente, che la b e la v consonante sono quasi sempre scambiate con libertà l’una coll’altra senz’altra regola, che un certo diletto dell’orecchio, che ora gode della più aspra ora della più liquida. Pare, che questo genio di mutar l’v consonante in b, o la b in v venga a noi dal Greco moderno piuttosto, che non dallo Spagnuolo. Ne sarebbero infiniti gli esempj, onde ci asterremo dal tediarne i lettori; ma per regola generale diremo, che egualmente bene e con purità di dialetto si pronunzia il b, a la v consonante; ma il saper quando ciò abbia a farsi è un effetto di pratica, e di delicato gusto nell’organo dell’orecchio, che mal può soggettarsi a regola veruna. Nel verbo volere, per esempio, può dirsi io boglio, tu buoje, chillo bole, egualmente che io voglio, tu vuoje, chillo vole; ma si deve dire io voglio, nè si può dire io boglio; si dice lo boglio, e non si dice la boglio, perchè alle nostre orecchie sarebbe ingratissimo suono io boglio andare, la boglio vedè, e non è rincrescevole suono il dir la boglio fare, lo boglio vedè. Quello basti per comprendere l’impossibilità di dar regole in una cosa, ch’è tutto effetto di sensazione delicatissima nell’udito, e chi ha creduto potervi fissare una regola, ha detta una scempiagine dopo un grande apparecchio

di
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