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Circo equestre Sgueglia


Zenobia (con involontaria perfidia) — Eh! Pure per quella, la mano di Dio! Sai che l’ho vista…

Samuele — A Napoli?

Zenobia — A Napoli! Ferma ad un angolo di via Tribunali. Passò nu soldato, se la chiamò e se ne andarono tutti e due dentro a nu vicolo.

Samuele — …Si, ma chella pure na brutta fine faciarrà! (Spicca un salto, ed esegue un volteggio alla sbarra. Lo applaudono. Egli torna presso Zenobia, per imbiancarsi le mani di talco).

Zenobia — …E di tua moglie, Giannina?

Samuele (con una smorfia) — Donna Zeno’, nun arapimmo[1] n’ata piaga!

Zenobia — Ne hai avuto più notizie?

Samuele — Di Giannina? Si.

Zenobia — E che fa? Vive ancora col toscano?

Samuele No! (Come dire: Macché!).

Zenobia — …Con un altro?

Samuele (fa un cenno di diniego).

Zenobia — …Con un altro?

Samuele (fa un cenno di diniego più accentuato; poi) — … Con un altro… che essa ha già lasciato per mettersi con un altro… Dalla Toscana è passata nell’Umbria; dall’Umbria passerà nelle Marche; poi nel Lazio… e accussi a scennere, a scennere sempe[2]! (Spicca di nuovo un salto, ed esegue un secondo volteggio alla sbarra, che suscita grandi consensi; poi, tornando presso Zenobia, ripiglia a parlarle con un altro tono, febbrilmente) Donna Zeno’, aggio saputo ca mo sta cu nu delinquente, cu uno ca nun lle fa vede’ cchiu luce ’e libbertà! E lava, cose, stira d’’a matina ’a sera… (Zenobia sorride, compiaciuta) Eh! che ce vulite fa’? Cu n’ato a ffa’ ’a serva, si; e cu ’o marito a ffa’ ’a padrona, no!

Zenobia — Eh… Sono nature fatte così…

Samuele — Proprio: nature! (Come a voler insultare la moglie) Donna equestre! (Spicca di nuovo un salto ed esegue alla sbarra un esercizio grottesco; girando a spirale, dall’alto a venir giù, fino a cadere seduto a terra. Grandi risate. Peppenella va in giro per la questua; e tutti danno soldini, solidarizzando con la miseria laboriosa del clown; il quale, con sgambetti e moine, raccoglie altre monete, dai balconi, dalle finestre) Signo’, Don Samuele! Signo’, Don Samuele! Grazie! Grazie!

Zenobia (guarda l’antico compagno, con tenerezza; lo chiama) — Samue’…

Samuele (premurosamente, si avvicina) — Dicite…

Zenobia — Senti, Samue’, non te la pigliare per offesa. Se hai biancheria da farti lavare, rattoppare, aggiustare. Senza cerimonie, sai… Io te lo faccio con tutto il cuore.

Samuele (rimane interdetto; poi) — Grazie, Donna Zeno’, grazie! (E riluttante; la donna lo esorta con piccoli gesti; egli si decide, va al carrettino e vi prende un piccolo involto, che non osa consegnare).

  1. arapimmo: apriamo.
  2. sempe: sempre.