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Leo. Oh! neppà, neppà: vedete il mio anavanlù...(esegue la stessa azione di Pul. e dice sottovoce) (Rompetevi il collo, o vi svergogno.)
Pul. Oh! neppà: questo è un altro anavantus (c. s.) (Non chiacchiarià ca sino faccio fora sciammeria.)
Leo. Ma no, ma no: non sapete far niente. Diable! io non so come tanti si presentano imperterritamente nelle adunanze dove non sono chiamati, perchè? per esporsi a rimproveri e così far conoscere la loro asinità. A Pari, un uomo simile a voi si sarebbe all’ istaote cacciato fuori. Questa è un arroganza! siete qui venuti senza ricevere alcun invito e con l’idea forse di esigere porzione delle altrui fatiche. No, no caro mio; la sbagliate di troppo, la mia abilità è cognitissima, e godo la predilezione fra tutti: capite? godo la predilezione fra tutti.
Pul. Ma che volete dire con questa pre... con questa pre... ve lo dirò domani: che volete signiflcà?
Leo. Voglio dire che sarebbe mestieri il batter le calcagna, pria che mi si alteri il cervello e l’affare abbia fine con tremendissimi pugni.
Pul. Pugni 1 pugni! oje monzù, non t’insorfeggiare sa ’ perchè mo me nzorfo pure io... avevu capiton?
Leo. Com: a muà!.. (guardando con occhio minaccevole.)
Pul. A ttuà, a ttuà e ttqtta la nascita di màmmità! oh mmalora, sà. Se tuti9 i vostri sciassè l’avisse ve spariate con muà, muà non sarebbe venuto cca; ma quanno se tratta de ballà pe sceppà e mmagnà, ragion non