Paggena:Altavilla - Pascariello e Pascalotto.djvu/19

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Leo. É mio oso, dovete compatire.

Pan. Io mo, la fisooomia rosta non me la ricordo affatto; viye faciveve forte segosi co D. Pascale?

Leo. Sì, con lui, e con altri; ma da qualche tempo mi sono annoiato, ed occupo ora 1’ Impiego di sensale di bone private.

Pan. Borse private! ossia case di negotio?

Leo. Appunto. Già, veggo bene che questo incarico è illucroso: sapete che I’ uomo alla scarsa ha bisogoo de’suoi 60 ducati mensili; e ve ne fo in breve un accenno. Per pigione, non dico altro, volete mettere un dieci ducati al mese?

Pan. (tra tè) (Chisto quanta chiacchiere me conta: a mme che mme preme de li fatte euoje?)

Leo. Per vitto, almeno almeno una piastra al giorno; per abiti volete...

Pan. Nè, amico: veniamo al quateous, io sto pperdenno tre ora de tiempo; chette so ccoet che non me premono, che v’ aggio da servì?

Leo. A favorirmi, le mille volte a favorirmi. Conoscete voi l’illustrissimo mio tio?

Pan. No.

Leo. Il conte D- Aniello Spappa, non è a vostra conosceota?

Pan. Sto Spappa non l’aggio ntiao mqjo annommenà.

Leo. Questi ebbe una lite con D. -Ciccillo Spoppa, negotiante di generi coloniali, il quale per astia antica, ansi piuttosto per gelosia, poichè era amante di 0.’ Camilla Spuppa.

Pan. (tra ti) (Avimmo na Spappa, no Spoppa, e no Spuppa, vi Chisto comoi’è ppastuso!)

Leo. Qaesta signora Spuppa, giovane di molto