— 29 —
SCENA Vili.
Pulcinella vestito ridicolmente, e detti
Pul. Vivano li spuse! vivano...
Pul. Che zzilto e zzitto, Perzechella* miettete mparanza co lo sposo ca io v’ aggio da mena un mesttra de Casule nfaccia, e dopo per mio ricordo, in un badie di porcellana avrete le piò scelle pastenache di Nocera.
’Ann. Che fagioli, che pastenache!, in questo momento, va dal vetturino, e fa ehe sia all’ordine la carrozza.
Pul. Ma,..’
Ann. Corri, melenso.
Pul. Io m’aggio da mbriacà.
Ann. Corri, replico, che sarai compensato con una piastrf.
Pul. Mettiteve ncarrozza ea simmo leste. ( ria )
Ann. Qui v’è l’occorrente, si scriva a Francesco.
Ale. Cbecosa?
Ann. Ora ora.sarete informato..( »’ accinge a ciò ehe ha proposto, e viene interrotto dalla voce di Rocco che odeti dal di dentro )
Roc. Totonno, Totonno.
Ros. Veneno genie!
Ann. Secondatemi, (fafinzione di ballar con Lucrema e Rotind )
Roc. ( comparisce ) Sè! D. Annibaie abballa la tarantella I
Ann. E una sorpresa che voglio dare alia conversazione: Rocco andate dentro e non palesate ad alcuno il nostro grazioso concerto.
Roc. Si, si, la ceca ba dda essere a 1’improviso...