Rin. (sorpreso) Canchero! in bocca d’ una vostra Eccellenza un canchero! Sitnil vocabolo...
Lau. Uh! princepì, non xne stona mo, quanno sto o in eccessiva rabbia o in eccessiva allegrezza lassarne parla comme voglio...sinò non se po dà sfogo a la passione con tutto fervore...
Rin. Ma...
Lau. Non mi fate osservazioni ve ne supplico... (a Donatino c. s.) Si dice signora zia a me!..poter del sangue nobile di tutt’imiei antecessori e successori!...non ardite mai più di chiamarmi zia.;.
Don. (tra sè) (Ab! fatalissima mfa posizione!)
Io ^i chiamo zia, perchè sòn vostro, nipote e lo sarò sempre.
Lau. Siete mio nipote? e con una sì cornea fiBonomia ardite di appellarvi mio nipote!... Ma corrispondete voi polle azioni ’ ad un titolo sì dignitoso? siete voi ubbidiente ad un’ eccellenza mia pari cbe va (diciamola corrottamente) nell’ accoppatila di tutta la nobiltà? ’Vi rammentate che sono stata moglie a vostro zio, il quale godeva l’immediata protezione niente meno del gran Can de’Tartari, era possèssor di 12 lingue, per cui fu dichiarato primo membro dell’ accademia letteraria del Misipipì! E vi chiamate voi nipote di quel grand’uomo estinto e di questa gran donna vivificante?
Don. Ma in che cosa ho mancato? io non so darmi colpa.
Lau. Uh! puozz’avè na funa ncanna!
Rin. Signora...
Lau. Princepì t non me jseccà! Non sai darti col