Bar. G questo è na agir da imbroglione... voi...
Ans. Ub! (guardando per la dritta) ecco Uà Io figlio vuo^to.
Bar. Ora...fperinemtlrarlo)
Ber. (quasi spingendolo nella sua stanza) Ora dovete (testare per poch’ altri momenti chiùso e sentire vói stesso di che si tratta.
Ans. Via, contentatelo, (sottovoce) (Nuje starnino dinto, a la veletta; Sinc’ è ccosa poveriello a isso!)
Bar. Ebbene, voglio compiacervi: badate però a non tradirmi o pagherete il fio colla propria vita. (entra con Anielmo),
Ber. D. LLccà, ta te sì ppuosto a ffa l’ammore co Ccarmenella, e atmo te scombino io: pò nnante a ttutte quante la licenzio. S C E N A III. Carlo e detto, quindi il Barone che fa capolino.
Carl. Son fuor di me, son fuor di me! furtivamente ho inteso che mio padre sia arrivato in questa locanda... e se s’incontrerà meco, io sarò irrèmisibilmente perduto!... Lauretta e Carminella sono nel giardino e.temono d’ascendere... il locandiere si è reso invisibile, e... (osservando Bernardo) Signore.
Ber. (con mal garbo) Cosa volete?
Carl. Che significa un tratto così villano?
Ber. Significa, che io 8to co li cancare mieje e vaco trovanno de m’appiccecà pure co lo Sole, (il Barone mette la sola testa al di fuori della porta, e resta precisamente