SCENA V.
Francesco e detti.
Fra. (dalla sinistra) Signò, Io quartino a lu 2.° j>iano è pronto per voi; volite vedè si ve piace? venite pirfe pe lo Giardino.
Carl. Eccomi, (a Pul.) Signor padre, vi bacio la mano.
Car. Padre!
Pul. (tra sè) (E, sto figliò quanno maje lf ag« gio figliato 7) Che dite?
Carl. Che dico? siete voi il barone Scassacancro?
Pul. Già. Car/.Ebbene, non conoscete vostro figlio D> Carlo Scassacancro? (indica sè stesso)
Pul. (tra sè) (E si’ auto cancaro da dò è asciuto?)
Carl. Bramerei parlarvi da solo a solo: diamoci un appuntamento; dove credete?
Pul. Al caffè deljs chlerchie Carl. Non comprendo.
Pul. Al caffè delle mezolle, capite? del zuco d’ agresta. CarP Aggio capilo: vò dicere a la cantina.
Pul. Ecco, vedete quella signora ch’ è nnata nella zona torrida del Molo piccolo, come conosce questi’ luoghi.
Carl. Oh! oh! un barone in cantina! ci vedremo al caffè della...
Pul. Disperazione forse?
Carl. No ’ della Felicità. Vi bacio novellamente la destra.
Car. (inchinandosi^ Mille condoglianze.
Pul. (c. s.) Mille patimenti.